La nuova inchiesta sul delitto di Garlasco, a diciotto anni di distanza dall’omicidio di Chiara Poggi, sta monopolizzando le pagine della cronaca ormai da settimane.
Al centro delle indagini l’indagato Andrea Sempio, amico del fratello della vittima, nuove testimonianze, consulenze e prove da riesaminare. Ma per quel delitto c’è già stato un condannato: si tratta di Alberto Stasi, fidanzato di Chiara.
I legali del ragazzo, che sta scontando sedici anni di carcere, hanno più volte compulsato la Procura della Repubblica di Pavia per approfondire numerosi aspetti della vicenda, anche negli scorsi anni. Una volta ripartita, l’inchiesta starebbe mostrando tassello dopo tassello che la storia dell’omicidio potrebbe essere radicalmente riscritta. Tanto che anche la politica è stata investita, e la vicenda è finita sulla scrivania del Ministro della Giustizia Carlo Nordio.
Il guardasigilli è già stato destinatario di un’interpellanza per valutare lo stop al carcere per Stasi. Il caso però, è assai complicato. E, soprattutto, è all’attenzione del pubblico e degli elettori stanno sollevando numerose perplessità per le indagini e per il successivo processo, terminato con la condanna di Stasi dopo due assoluzioni. “Non posso, non debbo e non voglio parlare di vicende in corso, – ha commentato Nordio proprio in queste ore – ma trovo irragionevole che dopo una o due sentenze di assoluzione sia intervenuta una condanna senza rifare l’intero processo. Tutto questo è irrazionale”.
Garlasco, non ci saranno conseguenze per i magistrati della vecchia inchiesta
Il Ministro ha sottolineato che “se per legge si può condannare solo al di là di ogni ragionevole dubbio, se uno o più giudici hanno dubitato al punto da assolvere, non si vede come si possa poi condannare”. Per Nordio non ci saranno conseguenze per i magistrati della vecchia inchiesta del caso Garlasco. Una responsabilità si può avere solo se il magistrato non conosce la legge o dimostra di non conoscere le carte.
“In questo momento – ha concluso Nordio – l’opinione del cittadino nei confronti della giustizia sia abbastanza negativa. Più che colpa dei magistrati è colpa delle leggi. I magistrati amministrano con leggi imperfette che consentono di procrastinare processi all’infinito. Anche quando bisognerebbe avere il coraggio di chiuderli“. Intanto la difesa di Alberto Stasi ha chiesto una rilettura scientifica di tutti i reperti che sono a disposizione.
L’ipotesi su cui stanno lavorando inquirenti e investigatori è che l’omicidio sia stato commesso da più persone. Nei laboratori e negli archivi giudiziari si sta cercando l’involucro in cui dovrebbe essere stato conservato l’intonaco grattato diciotto anni fa dal muro delle scale della villetta di Garlasco. Intonaco legato all’ormai famosa impronta 33 attribuita ad Andrea Sempio.
Il reperto, però, probabilmente è andato distrutto in quanto c’è una sentenza passata in giudicato. Qualora venisse ritrovato, al fine di poter estrapolare dna, sarà fondamentale lo stato di conservazione.