I gioielli della Corona appartengono allo Stato Italiano: i Savoia si rivolgono alla Corte Europea

I Savoia sono pronti a fare ricorso dopo che il Tribunale civile di Roma ha rigettato la richiesta presentata tre anni fa di veder restituiti i gioielli e beni personali che erano stati depositati nella Banca d’Italia da Umberto II. 

Lo ha reso noto il loto avvocato Sergio Orlandi, specificando che gli eredi del re si rivolgeranno alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. I giudici hanno stabilito che quei gioielli non sono beni personali, per cui non dovranno essere restituiti.

La famiglia Savoia
I gioielli della Corona appartengono allo Stato Italiano: i Savoia si rivolgono alla Corte Europea (Ansa Foto) – notizie.com

Gli eredi dei Savoia si rivolgeranno alla Cedu non soltanto per il ricorso perso, ma anche per la restituzione “da parte dello Stato italiano, del valore di tutti gli immobili appartenuti alla famiglia” reale.

Gli eredi si aspettavano l’esito di questa sentenza – spiega il legale – Il Tribunale sull’appartenenza dei gioielli ai Savoia non ha attribuito valore decisivo ai diari del governatore della Banca d’Italia Luigi Einaudi, poi presidente della Repubblica”. 

Secondo i Savoia e il loro avvocato, Einaudi avrebbe affermato: “Potrebbe darsi che le gioie spettano non al demanio dello Stato ma alla Famiglia Reale”. E Alcide De Gasperi sarebbe stato “pienamente d’accordo con lui”.

La storia dei gioielli della Corona

I gioielli dei Savoia sono custoditi da 79 anni in un caveau della Banca d’Italia a Roma, precisamente il 5 giugno del 1946, ovvero tre giorni dopo lo storico referendum con il quale gli italiani decisero di essere una Repubblica.

Quel giorno il presidente del Consiglio De Gasperi chiese a Umberto II di consegnare i gioielli della Corona che fino ad allora erano rimasti in una cassaforte del Quirinale (che all’epoca era la residenza della famiglia reale).

Lo Statuto Albertino, ovvero la Costituzione del Regno d’Italia, stabiliva che quei gioielli non fossero di proprietà del re, ma che venivano dati “in dotazione”. Umberto II consegnò quei gioielli, che vennero portati a Luigi Einaudi, che era governatore della Banca d’Italia (successivamente sarebbe diventato Capo dello Stato).

Emanuele Filiberto sul red carpet
La storia dei gioielli della Corona (Ansa Foto) – notizie.com

Questi gioielli sono protetti da 11 sigilli e solo una volta nel 1976 sono stati rimossi per la catalogazione. Si tratterebbe di “gioielli di uso quotidiano” per un totale di 6.732 brillanti, 2mila perle montate su collier, orecchini, diademi e spille: un totale di quasi duemila carati. Si troverebbero all’interno di un cofanetto a tre piani in pelle nera, con una fodera di velluto azzurro.

In una perizia affidata a Bulgari sempre nel ’76 emerse che il valore complessivo di questi gioielli ammontasse a circa 2 miliardi di lire. Tantissimi soldi per l’epoca, che ad oggi viene comparata con circa 300 milioni di euro.

Nel 2021 gli eredi dei Savoia chiesero alla Banca d’Italia la restituzione di questi gioielli, ma la richiesta venne respinta. Così nel 2022, Vittorio Emanuele, Maria Pia, Maria Gabriella e Maria Beatrice di Savoia  avviarono una causa civile contro la Banca d’Italia, la Presidenza del Consiglio e il Ministero dell’Economia. Ma la seconda sezione civile del Tribunale di Roma ha dato ragione alla Banca d’Italia.

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