Demografia, lavoro, rappresentanza, salute, servizi, soddisfazione soggettiva e violenza. Sono questi i parametri presi in esame da Save the Children per stilare il rapporto Le Equilibriste, la maternità in Italia.
Il dossier è stato diffuso in concomitanza con la Festa della Mamma che viene celebrata oggi, domenica 11 maggio 2025. E dunque chi sono le mamme equilibriste ed in quali regioni è più facile vivere?
Partiamo dai dati principali. L’età media delle mamme al parto ha raggiunto i 32,6 anni, parallelamente il tasso di fecondità totale ha subito una contrazione, attestandosi a 1,18 figli per donna, inferiore anche al minimo storico dell’1,19 registrato nel 1995. Il sud e le isole hanno registrato i cali più significativi di nuove nascite, rispettivamente del 4,2% e del 4,9%. L’Italia occupa il 96esimo posto su 146 Paesi nel mondo in relazione alla partecipazione femminile al mondo del lavoro.
“Ancora oggi, – ha commentato Giorgia D’Errico, direttrice Affari pubblici e Relazioni istituzionali di Stc – le diseguaglianze di genere nel mondo del lavoro ma non solo, lo sbilanciamento dei carichi di cura a sfavore delle donne, l’insufficienza o l’assenza completa di servizi per la prima infanzia condizionano la vita e il benessere delle madri. Servono politiche strutturali, integrate e durature che garantiscano risorse e strumenti per sostenere le famiglie nella cura dei figli”.
L’Indice delle Madri: in queste regioni è più facile vivere
Il rapporto ha incluso anche il cosiddetto Indice delle Madri, elaborato dall’Istat. Si tratta di una classifica delle regioni italiane dove per le mamme è più facile o difficile vivere. Scopriamo così che la provincia autonoma di Bolzano è in cima ai territori amici delle madri, seguita da Emilia-Romagna e Toscana. Fanalino di coda la Basilicata, preceduta in fondo alla classifica da Campania, Puglia e Calabria.
“È fondamentale – ha continuato D’Errico – garantire a tutti i bambini e le bambine l’accesso ai servizi educativi per l’infanzia. Ampliando l’offerta in tutti i territori e assicurandone la sostenibilità nel lungo periodo, ed estendere la durata dei congedi di paternità, incentivandone l’utilizzo e riconoscendo il valore sociale della cura anche per i padri, in una logica di corresponsabilità. Solo così potremo costruire un futuro in cui la genitorialità, il lavoro e la vita privata non siano in conflitto”.
Non sono clementi neppure i dati sul divario salariale a sfavore delle donne. Essi preludono a una penalità ancora più netta quando queste decidono di mettere al mondo un figlio: la child penalty. Il 77,8% degli uomini senza figli è occupato, ma la percentuale sale al 91,5% tra i padri. Per le donne la situazione è molto diversa. Lavora il 68,9% tra quelle senza figli, ma la quota scende al 62,3% tra le madri. Dai dati si evince che mentre gli uomini con figli sono più presenti nel mercato del lavoro degli uomini senza figli, per le donne avere figli è associato a una minore occupazione lavorativa.
“Nel complesso, – ha dichiarato Antonella Inverno, responsabile Ricerca e Analisi dati di Save the Children Italia – tra il 2022 e il 2024, la situazione italiana mostra un miglioramento sia in termini assoluti, con un incremento dei valori dell’Indice delle Madri, sia in termini di riduzione del divario territoriale. Tuttavia, l’Indice fotografa ancora una situazione frammentata e fragile del nostro Paese”.
Inverno (Stc Italia): “Scontiamo divari occupazionali e retributivi”
ll 20% delle donne, infatti, smette di lavorare dopo essere diventata madre. Ciò avviene spesso a causa dell’assenza di servizi per la prima infanzia e della mancanza di condivisione dei compiti di cura all’interno delle famiglie. Mancanze che rendono inconciliabile la dimensione lavorativa e quella familiare. Secondo alcune stime preliminari inoltre, questa percentuale salirebbe di ulteriori 15 punti, raggiungendo il 35%, tra le madri di figli con disabilità.
“Non solo le donne sono penalizzate nel mercato del lavoro – ha concluso Inverno – e ancora scontiamo divari occupazionali e retributivi a danno di tutte, ma per le madri la situazione rimane critica in molte aree del Paese. Tra loro, le madri sole con figli minorenni devono superare gli ostacoli maggiori, con divari di reddito e di condizioni abitative rispetto ai padri molto ampi, divari su cui è necessario intervenire con misure di sostegno dedicate”.