Leone XIV è il primo Papa americano nella storia della Chiesa, il suo ruolo “simbolico”, ma anche “politico”, in nome della pace, per dialogare con Trump e i leader mondiali coinvolti nei conflitti in corso.
Quello che è successo nel conclave resterà per sempre nel conclave. I cardinali elettori e gli addetti ai lavori hanno giurato di mantenere il segreto su tutto ciò che è accaduto nella Cappella Sistina, e che ha portato all’elezione di Papa Leone XIV.
Il successore di Papa Francesco è stato eletto alla quarta votazione. La prima fumata nera è arrivata la sera del 7 maggio, anche se con un ritardo di circa due ore che aveva indotto a pensare ai media e ai fedeli di tutto il mondo che potesse essere già quorum. Il motivo del ritardo però, è stata una meditazione piuttosto lunga del cardinale Raniero Cantalamessa, predicatore emerito della Casa Pontificia.
La seconda fumata nera, nella mattinata di giovedì 8 maggio, mentre il cardinale Giovanni Battista Re si trovava a Pompei, inviato da Papa Francesco in occasione della supplica nel giorno dedicato alla Madonna del Rosario. Era stato proprio lui, davanti ai fedeli, a dire che auspicava di tornare a Roma e trovare la fumata bianca già in serata.
La terza volta è stata decisiva. Dal comignolo installato nei giorni precedenti sul tetto della Cappella Sistina, al cospetto di centinaia di migliaia di fedeli, è uscito il fumo bianco. Il voto è arrivato alle 18.08, con una Piazza San Pietro gremita di persone, in attesa dell’Habemus Papam. In pochi minuti il nuovo Pontefice si è recato nella Stanza delle Lacrime per cambiarsi, poi è tornato in conclave per il Te Deum.
Infine, il cardinale protodiacono Dominique Mamberti si è affacciato: Habemus Papam. Il successore di Pietro ha preparato il suo discorso ai fedeli in pochi minuti, poi si è affacciato. Al centro del suo discorso in italiano, la pace. Ha pronunciato questa parola molteplici volte, ricordando l’importanza di diventare un unico popolo, di abbattere i muri, le distanze, tutto in nome di una pace “disarmante e disarmata”.
La pace di Leone XIV mentre nel mondo si combattono guerre
Parole che arrivano in un momento difficile, dove proprio la pace è in pericolo a causa delle guerra in Ucraina, a Gaza e dell’escalation in corso tra India e Pakistan. Con il nuovo Pontefice la Chiesa ha tracciato la linea futura: contro la guerra. Un messaggio ancora più forte, considerando che Leone XIV è americano, nato a Chicago, e in questo momento proprio il presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump è al centro delle questioni internazionali.
Per i dazi, in merito al quale sono in corso negoziati al fine di evitare una guerra commerciale. Per il conflitto tra Israele e Hamas, nel quale il tycoon si è schierato apertamente nei confronti di Benjamin Netanyahu, salvo poi fare un passo indietro nelle ultime ore interrompendo le comunicazioni dirette con lui, dicendo di essersi sentito manipolato e accusandolo di fare pochi sforzi verso la fine della crisi in Medio Oriente.
C’è poi la guerra tra Russia e Ucraina, che rischia di compromettere anche i rapporti nella Nato e tra Europa ed Usa. La lite nello Studio Ovale messa ufficialmente da parte nella Basilica di San Pietro durante i funerali di Papa Francesco, quando ha fatto il giro del mondo la foto postata sui social ucraini dei presidenti Volodymyr Zelensky e Donald Trump seduti uno di fronte all’altro. Dopo le esequie, il capo della Casa Bianca ha chiesto a Vladimir Putin di fare più sforzi verso la pace.
La Chiesa che verrà
E c’è infine, la politica migratoria di Donald Trump, strettamente collegata al tema delle carceri americane e all’annuncio di riaprire Alcatraz. Centinaia di persone straniere in questo momento vengono espulse dall’America o incarcerate e spedite a Cecot, in El Salvador. Di fronte a tutto questo, quale sarà la posizione della Chiesa, che ha scelto un Papa americano?
Come detto, parlando ai fedeli, Leone XIV ha annunciato il Pontificato che verrà, in nome della pace. Lo stesso Santo Padre da vescovo ha sempre espresso vicinanza alla tematica migratoria e della povertà, sulla scia di Papa Francesco. Scegliere un Pontefice americano assume così un significato simbolico: un altro uomo potente, americano, oltre Donald Trump.
E in grado di parlare di pace di fronte ai “muri”, sia di cemento sia di parole, riportando al centro la Chiesa. Un uomo che forse, potrebbe assumere una postura opposta a quella del tycoon. E dialogare con lui e con gli altri leader mondiali coinvolti nei conflitti, in nome dell’unità dei popoli.