Ruben Sosa esclusivo: “Ecco cosa farà Inzaghi nel futuro. Immobile? Basta critiche”

Il doppio ex gioca in anticipo Inter-Lazio: “Una volta incontrai Inzaghi e da quello che mi disse ho capito che sarebbe diventato un grande allenatore. Lazio, tieniti stretto Vecino”

“Lazio e Inter rappresentano le squadre più importanti e significative con le quali ho giocato. I biancocelesti mi hanno portato in Italia che ero poco più di un bambino e non ero ancora conosciuto. Ho passato anni fantastici a Roma. Con l’Inter ho vinto una Coppa Uefa e segnato tanti gol. I due club rimarranno per sempre nel mio cuore”. Parole, musica e pensieri di Ruben, Ardaiz Sosa, ex attaccante uruguaiano di Inter e Lazio, che seguirà la gara di oggi tra i nerazzurri e i biancocelesti con grande attenzione. “Sono davvero contento per l’Inter e per i tifosi nerazzurri che hanno gioito per la vittoria dello scudetto. Se lo meritano. La Lazio poteva fare meglio, ma non è tutto da buttare”.

Ruben Sosa, doppio ex di Inter e Lazio, parla di Inzaghi e Ciro Immobile – Notizie.com (La Presse Foto e Instagram)

Sosa ha vissuto quattro stagioni nella capitale, collezionando 140 presenze e 47 gol. Ha giocato al fianco di Amarildo e Karl Heinz Riedle. “Due campioni eccezionali e due grandi persone. Amarildo era un brasiliano atipico, regalava le bibbie e poi menava come un fabbri i difensori. Di testa era fantastico. Come Riedle, che però aveva una tecnica eccezionale. L’attaccante migliore con cui ho mai giocato. Mi bastava alzare la palla e lui faceva gol. E lui di testa mi faceva degli assist incredibili”. Tre anni all’Inter, con la vittoria della Coppa Uefa. “A Milano ho segnato tanto e vinto. Il primo anno Beppe Signori, che mi sostituì alla Lazio, mi beffò nella classifica dei marcatori. Vincere la Coppa Uefa fu una grande emozione, anche se in quella stagione le cose in campionato non andarono bene”. 

Sosa, qual è il suo pensiero sull’Inter di Inzaghi?
“Che è guidata da un grande allenatore. Anche lui come me era un attaccante e passò dalla Lazio all’Inter. Si vedeva già quando guidava i biancocelesti che era uno con la stoffa giusta. Ti racconto un aneddoto…”

Quale?
“Ho parlato con lui quando allenava la Lazio. Io ero a Roma e sono andato a Formello. Gli feci i complimenti e gli dissi che la sua Lazio giocava molto bene. Lui mi ha risposto: ‘A me non basta. Io voglio giocare bene e vincere’. Li ho capito che sarebbe stato destinato ad una grande carriera. Poi è andato all’Inter, ha raggiunto una finale di Champions League e vinto uno scudetto. Cosa chiedergli di più?”

Qual è la sua dote migliore?
“A me piace il modo in cui gestisce il gruppo. Non lavora solo sui titolari: si vede che riesce a tenere tutti sulla corda e a far sentire tutti e 25 i componenti della rosa importanti. Mi da l’impressione di essere un tecnico completo, uno di quelli su cui puoi contare. Uno di quelli con cui i calciatori si trovano bene”.

Mourinho e Conte lasciarono l’Inter dopo aver vinto…
“Inzaghi rimarrà e sono convinto che potrà aprire un ciclo lungo e vincente”.

Ruben Sosa ha giocato a Milano con l’Inter dall’estate del 1992 al 1995 vincendo una Coppa Uefa – Notizie.com (Instagram)

Cosa è successo invece alla Lazio di Sarri?
“Difficile dirlo. A volte alcune stagioni nascono male e finiscono peggio. Ma sono contento che con il nuovo allenatore le cose stiano andando bene adesso. Tudor è stato bravo: ha capito i calciatori che aveva a disposizione e la storia del club. Ha dimostrato di aver capito dove era arrivato. Ha capito la storia che rappresenta e i risultati lo dimostrano”.

Da attaccante, cosa è successo a Ciro Immobile e cosa può succedere in futuro?
“Quando sento le critiche a Immobile mi viene da ridere. E’ il capitano della squadra, sono anni che segna sempre con continuità, è l’attaccante che ha segnato di più nella storia del club biancoceleste. Ci vuole rispetto verso di lui. A me è sempre piaciuto: ha 34 anni, ma non è un giocatore finito, come pensano in molti. Ha ancora tanto da dare alla Lazio”.

Per fortuna quest’anno un suo connazionale, Vecino, ha tolto spesso le castagne dal fuoco alla Lazio?
“Un grande centrocampista. Un giocatore moderno, che sa inserirsi e segnare tanti gol. Uno di quelli che ogni allenatore vorrebbe avere. e poi è uruguaiano…. (ride ndr.) non tradiscono mai. E’ in Italia da tanti anni. E’ un giocatore che ha un cuore grandissimo, con grinta e carattere”.

Ruben Sosa ha vestito la maglia della Lazio dal 1988 al 1992 – Notizie.com (La Presse Foto )

Che partita si immagina?
“Una gara bella. Se la Lazio pensa che l’Inter giocherà con il freno a mano tirato dopo aver vinto lo scudetto, commetterà un grande errore. I nerazzurri giocheranno per vincere e salutare i propri tifosi. L’Inter è una squadra che non molla mai e vorrà vincere. Cosa deve fare la Lazio? Deve essere brava a fare una partita intelligente. A non stuzzicare l’Inter e a non provocarla…”

Quello che la sua Lazio non fu in grado di fare nel 1989 quando, a caccia disperata di punti, ospitò i nerazzurri campioni d’Italia…
“Dezotti fece un casino (ride ndr..) eravamo sullo 0-0 e quel risultato sarebbe stato ottimo per noi. Invece fece gol e li svegliò. Poi loro ce ne fecero tre. Ecco, i biancocelesti non devono commettere lo stesso errore che commettemmo noi quella volta. Mai svegliare un Inter che magari vivrà momenti di calma”.

Sosa, qual è stato il suo rapporto con i tifosi di Inter e Lazio?
“Molto intenso. ma con qualche differenza. I laziali sono unici. Allegri. Vivono il rapporto con la squadra in maniera molto forte. Quando ero a Roma e passeggiavo per il centro ogni tre metri trovavo un laziale che mi fermava. Che mi parlava, che mi chiedeva un autografo o che semplicemente voleva abbracciarmi. A Milano queste cose non accadevano. Ricordo che una volta, dopo un derby perso con il Milan, avevo paura di uscire dallo spogliatoio, perchè pensavo di trovare i tifosi inferociti. Invece mi chiedevano gli autografi. A Roma una cosa del genere era impensabile. Anzi… Per fortuna che nei derby ho sempre fatto bene. Fare un gol nella stracittadina  era come segnare dieci reti in altre partite. Io abitavo sulla Cassia, a San Gaudenzio. Stavo in una piazzetta piena di negozi. La settimana del derby il macellaio mi prometteva che, se avessi segnato mi avrebbe regalato tutta la carne che volevo; il barista mi garantiva caffè gratis per una settimana. Il derby era questo e in campo facevamo di tutto per vincerlo. O almeno per non perderlo”.

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