Alcuni elementi internazionali in questi giorni stanno preoccupando i cittadini di tutto il mondo sui rischi possibili della guerra in Ucraina.
Il presidente francese Emmanuel Macron ha dichiarato di non escludere la possibilità che i Paesi occidentali possano inviare soldati in Ucraina. In risposta a questa posizione, che non vede d’accordo tutti i Paesi europei, il presidente russo Vladimir Putin ha minacciato nuovamente di usare armi nucleari.
Dal canto suo, il segretario della Difesa Lloyd Austin ha sottolineato che se Kiev perdesse la guerra, i Paesi Nato dovranno combattere contro la Russia. Questo non vuol dire che esista un piano per l’intervento del Patto Atlantico: “Non ci sono piani per truppe da combattimento della Nato sul terreno in Ucraina”, ha spiegato Jens Stoltenberg, segretario generale della Nato all’Associated Press.
Ai nostri microfoni, il ricercatore Ispi Claudio Bertolotti, spiega cosa sta accadendo.
Dottor Bertolotti, Putin ha nuovamente minacciato di usare armi nucleari in Ucraina.
“Nulla di nuovo. È la solita narrazione russa che si impone dall’inizio della guerra. Putin ha sempre parlato di rischio escalation nucleare. Ma va posto in evidenza un aspetto. A differenza della Nato, la Russia prevede nella sua dottrina militare l’impiego di armi tattiche nucleari al posto dell’artiglieria convenzionale. Quando parla di arma nucleare, Putin fa riferimento a quella tattica”.
Può spiegare cos’è l’arma nucleare tattica?
“Non ha niente a che vedere con la bomba atomica di Hiroshima e Nagasaki. I suoi effetti sono limitati e colpisce obiettivi campali, cioè unità schierate sul terreno, che come prima cosa vengono investite dall’onda d’urto. L’arma tattica nucleare rende poco utilizzabili le aree colpite, se non con dispositivi di protezione individuale. L’obiettivo è ripulire l’area interessata dalla presenza nel nemico, per poi superarla. È limitato alla linea del fronte. Quindi non pensiamo ad armi tattiche nucleari per colpire la capitale o obiettivi a centinaia di chilometri nel retrofronte. In genere l’arma tattica nucleare viene usata per aprire il fronte e consentire alle forze di manovra di penetrarlo in profondità”.
La dottrina militare russa prevede l’uso dell’arma tattica nucleare. Ma le leggi internazionali cosa dicono?
“L’arma nucleare non è un’arma vietata. Putin quindi, può utilizzarla. Ma il suo è un modo per dire che possono farlo e in effetti la loro dottrina lo prevede”.
Cosa pensa dell’intervento della Nato?
“Credo che quelle parole possano prestarsi a un paio di interpretazioni. La prima, più immediata, risponde a necessità di comunicazione all’elettorato, come a dire: “Abbiamo sostenuto l’Ucraina fino ad oggi, ma se non dovesse farcela dobbiamo operare noi al suo fianco”. Questa lettura si sposerebbe anche con alcune aperture che ci sono state in Europa: Macron non ha escluso l’invio di istruttorie e neppure il Regno Unito e von der Leyen che ha aperto a un riarmo. La seconda interpretazione, più coerente, vede gli Usa avvertire che a fronte della sconfitta dell’Ucraina, l’intervento della Nato sarebbe inevitabile, ma non in Ucraina. Lo sarebbe per difendere i Paesi che rappresenterebbero il passo successivo dell’offensiva russa”.
È la prima volta che si parla apertamente dell’intervento della Nato: Joe Biden ne è convinto oppure sa che non avverrà mai perché non vincerà le elezioni?
“Non è interesse di nessuno: né della Russia, né degli Usa, né dell’Ue. Ma è vero che esistono dinamiche incontrollabili che a un certo punto potranno aprire a scenari non gestibili. Uno di questi sarebbe lo scontro diretto Nato-Russia, che al momento è ancora altamente improbabile. Biden è preoccupato del fatto che all’amministrazione Usa possa arrivare un repubblicano, in particolar modo Donald Trump, perché a quel punto potrebbe esserci un cambio significativo della gestione della questione ucraina. Trump potrebbe spingere verso pressioni molto forti e convincenti nei confronti del governo di Kiev, affinché accetti un negoziato sicuramente svantaggioso. Quest’ultimo è l’unica opzione che in questo momento ha anche Biden, ma sta cercando di spostarla avanti nel tempo, nel periodo post elettorale. Il presidente Usa ora ha due difficoltà: prima le primarie, poi le presidenziali. In entrambi gli ambiti, ma soprattutto nel secondo, le questioni Ucraina e Israele saranno argomento di dibattito. Biden parte indebolito perché la sua amministrazione non è riuscita ad imporre le richieste Usa a Netanyahu. L’elettorato arabo democratico per Biden è significativo e perderlo vorrebbe dire ipotecare una sconfitta alle presidenziali”.