L’ex presidente della Consulta parla a Repubblica e non sembra affatto contento della riforma strutturale sulle Regioni
Attenzioni e riflessioni su una riforma che sta facendo discutere. E soprattutto dividere. Già perché se dovesse passare, secondo diversi giuristi e costituzionalisti, rischierebbe di creare tanta di quella confusione che la metà, basta. Almeno è il pensiero comune e ad esternarlo in maniera piuttosto evidente è Ugo De Siervo, ex presidente della Corte Costituzionale che proprio non riesce a vederla come una riforma che possa servire, soprattutto in questo momento. Per l’ex numero uno della Consulta è una “riforma parziale e impugnabile davanti alla Corte”.
Secondo l’ex presidente della Corte Costituzionale semmai si dovesse andare avanti su quella strada a perdere saranno gli italiani che, a quel punto, da ogni lato che sia in Calabria o in Lombardia capirci qualcosa sarà molto complicato. E batte il tasto proprio su questo aspetto De Siervo che a Repubblica si dice quasi sconvolto e sconcertato del fatto che si prosegue ad andare avanti, nonostante ci sia la possibilità che tutto venga bloccato da un momento all’altro.
La Consulta potrebbe bloccare le riforme
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Al di là dei suoi concetti, che possono mettere d’accordo o meno, la bellezza di De Siervo è che si tratta di una persona che parla in modo chiaro, poi certo può preoccupare perché a parlare non è una persona qualunque, bensì l’ex presidente della Corte Costituzionale. Uno, insomma, che le leggi e le riforme, in tutto le loro forme, le conosce bene e sa, altrettanto bene, quali possono essere gli ostacoli che potrebbero trovare sulla loro strada.
De Siervo fa un esempio facile legato a quello che potrebbe succedere nelle Regioni qualora passasse la riforma, anche perché, spiega l’ex numero uno della Consulta, “se do più poteri a una Regione in materia di sanità, questa dovrebbe poter adottare una sua legge in quel settore“. E allora si che scoppierebbe un bel problema legislativo e costituzionale, anche perché se poi la Regione mette in pratica la sua nuova legge, si tratterebbe di modificare l’intera legislazione nazionale.