Corruzione, Busia lancia l’allarme: “Il problema esiste”

Giuseppe Busia, presidente dell’Autorità anticorruzione, in un’intervista a ‘Il Sole 24 Ore’ si sofferma sul sistema delle regole in Italia.

Giuseppe Busia preferisce non parlare della vicenda Verdini-Anas, ma conferma che in Italia c’è un vero problema di corruzione e c’è bisogno di rafforzare le misure di prevenzione.

Busia intervista Il Sole 24 Ore
Giuseppe Busia sulla corruzione in Italia – Notizie.com – © Ansa

Sulla vicenda Verdini-Anas se ne devono occupare i magistrati – conferma Busia in un’intervista a Il Sole 24 Orema il problema della corruzione estesa nel nostro Paese esiste ancora. Quello che emerge è solo al punta di un iceberg di un fenomeno molto diffuso. Per questo motivo c’è bisogno di rafforzare le misure di prevenzione e individuare le incompatibilità e i puntuali divieti: per farlo c’è bisogno di sottrarre questo dibattito alla polemica della politica contingente“.

“Non bisogna vietare le lobby”

Busia intervista Il Sole 24 Ore
Il pensiero di Busia sulle lobby – Notizie.com – © Ansa

Il presidente dell’Autorità anticorruzione ribadisce che “le lobby non vanno vietate, ma bisogna renderle più trasparenti. Inoltre, si deve assicurare che al decisore pubblico non arrivi solo la voce delle lobby più potenti e ricche“.

Come fare? Per prima cosa creare canali di comunicazioni accessibili a chiunque e trasparenti – aggiunge Busia – e attraverso questi dobbiamo far pervenire proposte e osservazioni. Spetterà poi al decisore pubblico determinarsi come meglio ritiene e assumersi la responsabilità di fronte ai cittadini. Bisogna porre divieti e limiti rigorosi, per i benefici diretti e indiretti, anche non finanziari“.

“Ecco cosa fare sul versante privato”

Busia intervista Il Sole 24 Ore
Busia sulle novità del settore privato – Notizie.com – © Ansa

Busia parla anche di cosa fare sul versate privato: “In questo caso ci vogliono divieti ed obblighi dichiarativi, con relative sanzioni, dovrebbero naturalmente anche per i portatori di interessi che accedono ai canali di comunicazione con i decisori pubblici. Un passaggio necessario per garantire un controllo incrociato, imponendo a tali gruppi regole trasparenti per palesare chi e quanti soggetti davvero rappresentano, come si finanziano e quante risorse impiegano per le relazioni istituzionali“.

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