All’orizzonte ci potrebbe essere una causa che potrebbe clamorose conseguenze per l’industria dell’intelligenza artificiale generativa e ma anche e soprattutto per i media
Un terremoto vero e proprio. Di quelli che possono cambiare lo scenario una volta per tutte sull’intelligenza artificiale e sui suoi contenuti soprattutto e sulle licenze che ne sono derivate. Un caos. E’ quello che può succedere con l’iniziativa che sta intraprendendo il New York Times contro OpenAI e Microsoft di Bill Gates. E’ un nuovo capitolo, l’ennesimo, che parla e cerca di trattare la definizione dei limiti e delle possibilità legate ai software di AI generativa, come ChatGpt. Già perché il New York Times, dopo attente e oculate verifiche durate mesi si è accorta che l’intelligenza artificiale usava ed è cresciuta grazie ai contenuti dello stesso Times. Quindi ha prima diffidato e poi ha minacciato (lo farà senza dubbio) di portare in tribunale OpenAI, la società che ha creato e gestisce ChatGpt, e la stessa Microsoft per violazione del copyright e del diritto d’autore.
Il motivo della causa è qualcosa di mastodontico ed è stata già depositata presso il tribunale distrettuale federale di Manhattan e a breve un giudice si esprimerà se andare a processo o meno, ma gli argomenti sono validi e difficilmente non si andrà. Il Nyt afferma con assoluta certezza che milioni di articoli pubblicati dallo stesso tabloid sono stati utilizzati per addestrare i software dell’AI che adesso sono in competizione con il giornale americano e sono ritenute “fonte di informazioni affidabili”.
Il Nyt parla di danni per miliardi di dollari e chiede l’intera cancellazione
![La svolta](https://www.notizie.com/wp-content/uploads/2023/12/openai740.jpg)
Nell’immensa documentazione portata in tribunale, il Nyt non specifica esattamente la richiesta in soldi, ma nei tanti faldoni presentati si parla di “miliardi di dollari in danni statutari e reali” e allo stesso tempo impone e pretende che tutti questi dati vengano “cancellati” da tutti i modelli di chatbot, anche perché è anche grazie a tutti questi dati che l’intelligenza artificiale si è evoluta e si è addestrata, usando del materiale protetto da copyright e violando così i diritti d’autore.
E solo questo basterebbe per aprire un precedente clamoroso, soprattutto in materia di AI, perché potrebbe definire e mettere dei paletti molto restrittivi sulle tecnologie di intelligenza artificiale generativa ma anche avere delle conseguenze importanti e fondamentali sull’industria dell’informazione. E’ una causa che tanti altri giornali e organi di informazione e non solo seguiranno con molto interesse e partecipazione, anche perché quanto accaduto al New York Times sottolinea in maniera piuttosto evidente “l’uso indiscriminato di proprietà intellettuale da parte dei sistemi di AI” senza tener conto, ed è anche su questo su cui fanno affidamento i legali del New York Times, il danno che è stato provocato al al brand dello stesso Nyt. Una causa che potrebbe avere ripercussioni storiche e, perché no, frenare l’intelligenza artificiale in qualche modo. Il sospetto che sta venendo a tanti è che non sia stato solo “derubato” il Nyt…