Benanti sull’AI: “Una norma che ferma la manipolazione”

Le istituzioni europee hanno raggiunto un accordo sull’intelligenza artificiale, inserendo diverse leggi che la possano gestire

E’ durato oltre 36 ore, ma alla fine le istituzioni governative europee hanno raggiunto l’accordo sull’AI Act, formulando una legge europea che gestisca in modo normale l’intelligenza artificiale. E’ praticamente un primo quadro normativo sui sistemi di IA di tutto il mondo. A parlarne con il quotidiano La Repubblica è Paolo Benanti, professore della Pontificia Università Gregoriana, l’unico cittadino di nazionalità italiana che fa parte del Comitato sull’intelligenza artificiale delle Nazioni Unite. A Bruxelles si discuteva delle norme per gestire l’AI, lui era al Palazzo di vetro dell’Onu, insieme ad esperti del settore. “Il nostro lavoro sarà reso pubblico il prossimo 30 dicembre” assicura il professore Benanti.

Il professore
Paolo Benanti, Professore presso la Pontificia Università Gregoriana durante un convegno sull’AI (Ansa Notizie.com)

Il professore Benanti, francescano del Terzo Ordine Regionale dall’animo nerd, è tra coloro che sono stati scelti per lavorare e adottare una strategia nel nostro paese sull’uso dell’intelligenza artificiale. “Noi europei dovremmo essere felici perché l’AI Act ci protegge e ci tutela“. Potrebbe essere vista come una sorta di freno per l’innovazione e questo potrebbe mettere l’Europa un po’ più dietro rispetto agli altri paesi che non hanno ancora inserito leggi e norme per regolare l’Intelligenza artificiale.

“I colossi tech avranno due anni per adeguarsi alle norme”

La tecnologia
Andrea Poggi, Deloitte Central Mediterranean Innovation Leader, Tom Davenport e il , Professore Paolo Benanti, della Pontificia Università Gregoriana (Ansa Notizie.com)

Noi siamo europei. E proprio alla luce di questo non possiamo pensare che qualcosa invada il nostro mercato creando dei possibili rischi senza averli valutati prima. Qualche tecnologia arriverà in ritardo? Pazienza“, la filosofia del professor Benanti.

E riguardo ai vari colossi come Microsoft o Google o altri ancora chissà come si regolamenteranno davanti a questa nuova possibilità legislativa: “Avranno due anni per farlo. Si pensi a Microsoft, per esempio, che è stata la prima grande azienda a integrare ChatGpt nei suoi prodotti e che vede nell’Europa un mercato molto importante. Di sicuro vorrà essere attenta a rispettare le direttive europee“. Il discorso e l’approccio del professor Benanti è assai chiaro e l’Europa ha capito che dovrà proseguire su questa strada, a prescindere da quello che decideranno di fare tutti gli altri.

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