L’ex portiere di Roma, Chievo e Fiorentina ha parlato in esclusiva a Notizie.com: il suo commento sullo stato di forma del calciatore del Paris Saint Germain e degli altri numeri uno che spingono per superarlo nelle gerarchie del ct Spalletti
Si ferma il campionato, ecco la Nazionale e due gare decisive per le qualificazioni al prossimo Europeo. Donnarumma e le critiche ricevute, poi Vicario, Meret e Provedel che spingono per sorpassarlo nelle gerarchie azzurre. “Può non essere il forma, ma il suo valore non si discute”: parole di Cristiano Lupatelli, ex portiere (tra le tante) di Roma, Chievo, Palermo e Fiorentina. Ha parlato in esclusiva a Notizie.com.
Cristiano Lupatelli, in Nazionale giusto dare ancora fiducia assoluta a Donnarumma?
“Non può essere messo in discussione, poi ci sono i periodi di forma come per tutti i calciatori. Donnarumma è un grande portiere, poi quando si gioca ad alti livelli anche il minimo errore viene evidenziato. Bisognerebbe guardare più la globalità, che il singolo episodio. Per esperienza dico che molti giudizi seguono quello che è l’andamento della squadra. Se si vince e il potere ha sbagliato, il risalto dell’errore è minimo. Se invece la squadra non fa bene, diventa tutto più pesante”.
Che momento è per i portieri italiani?
“C’è stato un periodo in cui la scuola italiana era un pochino mancata. Ora è tornata di prepotenza e su livelli alti. Ce ne sono tanti e bravi, per esempio Vicario che ora gioca in Premier League. Insomma, l’Italia è coperta bene in quel ruolo”.
Per un portiere quanto conta l’aspetto psicologico?
“Ci sono tanti punti in comune con la figura dell’attaccante, solo che se sbaglia il portiere arriva il gol subìto il 99% delle volte. Se sbaglia una punta, al massimo, si resta sullo 0-0. Può capitare di sbagliare, ma uno che ha grande personalità riesce a dimenticare e ad andare avanti. Chi soffre di più le pressioni, al contrario, può portarsi dietro lo strascico nelle gare successive”.
A proposito di pressioni, hai giocato il derby di Roma. Che ricordi hai?
“Ho esordito in Serie A in un derby del 2000. Abbiamo perso, Veron segnò un super gol su punizione. Poi però l’ho rigiocato l’anno dopo e abbiamo vinto lo Scudetto con la Roma. Sono state partite emozionanti, c’erano 80mila persone all’Olimpico, tutto molto bello al di là dei risultati”.
Provedel in Champions si è trasformato in bomber: cosa hai provato vedendo il suo colpo di testa?
“Io non ci sono mai andato nemmeno vicino. È un po’ il sogno di tutti i portieri ritrovarsi in una situazione del genere. Sono veramente contento per lui”.
Chi è il miglior portiere della Serie A?
“Ho conosciuto e visto da vicino Szczesny, ci ho lavorato insieme settimanalmente. Quindi dico lui, ma anche Maignan mi piace molto”.
Il portiere moderno non deve solo parare, ma anche giocare bene il pallone con i piedi: come te la saresti cavata?
“Negli anni 2000 non c’erano tecnici che proponevano molto la costruzione dal basso. Il primo di questo tipo che ho avuto è stato Montella a Firenze, però io ero a fine carriera. Oltre all’abilità tecnica subentra la freddezza emotiva, le giocate vanno trovate sotto pressione”