Aggressione all’immunologo Francesco La Foche, Renato Morandi si era barricato in casa poco prima del suo arresto
Francesco La Foche non è più in pericolo di vita, anche se le sue condizioni di salute restano comunque gravi. Visto che rischia di perdere la vista dall’occhio sinistro. Il naso è stato completamente fratturato, dopo essere stato colpito con una scarica di colpi (a quanto pare una vaschetta di vetro per caramelle) da parte del suo aggressore. Una aggressione che si è verificata nel pomeriggio di giovedì 5 ottobre, ma la notizia è stata resa nota solamente dopo 24 ore.
Subito dopo l’aggressione colui che gli si è scaraventato contro, Renato Morandi, si era barricato in casa. Le forze dell’ordine erano andati a prenderlo per accompagnarlo all’interrogatorio di garanzia di fronte al gip. Solamente che l’uomo, di uscire dalla propria abitazione, non ne voleva affatto sapere. Tanto è vero che è stato necessario inviare dalla Questura della Capitale alcune volanti, con la collaborazione da parte degli agenti del commissariato di Marino.
Aggressione La Foche, Morandi si era barricato in casa almeno 4 ore
A quanto pare, secondo quanto riportato da alcune fonti, pare che Renato Morandi si sia chiuso in casa per almeno 4 ore. Ricordiamo che si tratta di un ex pugile e buttafuori di vari locali. Classe ’87, alle sue spalle ha alcuni precedenti penali (pluri-pregiudicato). Ha opposto resistenza all’interno della villetta che aveva ereditato dal nonno. La stessa che si trova in quel di Rocca Priora (zona dei Castelli). Proprio in quella casa ci vive da tempo, anche se in modo saltuario.
Dopo il pestaggio gli erano stati disposti gli arresti domiciliari. Proprio in attesa della convalida. La stessa che è giunta nonostante la sua assenza. Nel frattempo l’immunologo è stato operato al volto al Policlinico Umberto I di Roma, proprio il nosocomio dove lavorava (ora è in pensione). E’ stato aggredito nel suo studio situato nel quartiere Salario (sempre nella Capitale). Nonostante le gravissime ferite che si era procurato, si è dimostrato molto reattivo.
Il tutto perché il suo paziente voleva che curasse il suo cane “Questo paziente ha pensato di avere una patologia infettiva, quindi ha perso la testa, è venuto nel mio studio, prima ha preso a pugni il portiere. E poi voleva gli curassi il suo cane, ma io faccio il medico non sono il veterinario“.