Riforma costituzionale, Ainis: “Ecco cosa ne penso e dove esiste”

Il Costituzionalista Michele Ainis commenta con Il Fatto quotidiano la bozze presentata dall’esecutivo Meloni per una Riforma costituzione in senso presidenziale. Ma con una premessa necessaria: “Non mi piacciono le tifoserie incrociate. Il docente di Diritto pubblico presso l’Università Roma Tre. Nel testo anticipato dal quotidiano diretto da Travaglio si parla di elezione diretta del Presidente del Consiglio da parte dei cittadini. Ma Ainis ci va cauto: “Nei testi l’importante è anche quanto non c’è scritto”. 

“Il premierato è una delle tre varianti del presidenzialismo”, ha spiegato Ainis. “Una è l’elezione diretta del capo dello Stato, come negli Stati Uniti, e un’altra il semipresidenzialismo, come in Francia. Oppure si può eleggere direttamente il presidente del Consiglio”.

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(Ansa)

Il Fatto quotidiano, dopo avere svelato la bozza con cui l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni vorrebbe avviare una Riforma costituzione per cambiare il nostro sistema democratico in senso presidenzialistico, avvicinandoci di fatto a Paesi come Usa o Francia, ha intervistato il costituzionalista Michele Ainis per un commento su quanto diffuso in anteprima. La risposta dell’esperto non è entusiasta ma nemmeno si sbilancia in un giudizio approssimativo prima di leggere concretamente lo stesso testo. I rischi ci sono, spiega, alla luce del fatto che esistono già esperimenti in tal senso andati male, seppure per condizioni diverse da quelle vigenti in Italia.

I tre diversi modelli di presidenzialismo e quello a cui punta Meloni

I tre modelli di cui sopra, ha spiegato Ainis, sono “uniti dal fatto che gli elettori scelgono chi ha il potere di governo”. Il rischio principale, per il giurista, è che venga “intaccata la figura del presidente della Repubblica, così come prevista dal nostro sistema parlamentare, con il suo ruolo di garanzia”. Anche se “il premierato cerca di mantenere il ruolo del capo dello Stato italiano, che non esiste nei primi due casi”, soppesa tuttavia Ainis. “Però il presidente della Repubblica ha i suoi poteri più penetranti nella nomina del presidente del Consiglio e nello scioglimento delle Camere. Se la bozza divenisse realtà, li perderebbe entrambi”.

Seppure in Europa non esista da nessuna parte il modello del “premierato”, Ainis commenta dicendo che “sarebbe un brevetto”, ma che tuttavia l’unico precedente a livello internazionale sarebbe quello di Israele, con Yitzhak Rabin, ma “non funzionò”. “Loro hanno una legge elettorale iper-proporzionale; senza l’incentivo a scegliere uno fra i partiti principali – in modo che il suo leader diventasse poi primo ministro – gli israeliano furono più inclini a premiare le liste marginali, dividendo il proprio voto. Il risultato fu un parlamento frammentato, che divenne ingestibile”.

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In conclusione, però, quello di Ainis è “un atteggiamento laico”, in quanto “prima di giudicare voglio sempre leggere i testi. Dopodiché noi abbiamo due grossi guai, che sono forse gli unici argomenti a favore della riforma”, conclude. “Il primo è che gli italiani non vanno più a votare, e accontentarsi di una soglia del 40 per cento è un modo per fare i conti con questa disaffezione. Il secondo problema è lo scarto tra la Costituzione scritta e quella materiale. Ovvero, il governo è già troppo forte”. E “un referendum costituzionale diventa inevitabilmente un voto su se stessi”.

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