Mafia e Massoneria, Gratteri: “Ecco quando ci fu il salto di qualità”

Il magistrato Nicola Gratteri espone al quotidiano Libero la sua ricetta per sconfiggere le magie, che a suo avviso non si possono battere “con questo sistema giudiziario”. Ma al contrario “se si avesse la volontà di creare un sistema giudiziario penale, processuale e detentivo proporzionato alla realtà criminale, nell’arco di dieci anni potremmo battere la mafia anche dell’80-90%”. 

Gratteri ha toccato diversi argomenti, tra cui il tema delle nuove droghe, come “la cocaina rosa”, e Totò Riina, che ha definito “poco sveglio”.

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(Ansa)

Gratteri è una delle figure che in Italia è maggiormente riconoscibile per il suo lavoro svolto quotidianamente contro le mafie e la criminalità organizzata. Intervistato dal quotidiano Libero, il magistrato ha parlato della sua condizione di vita, sotto scorta, del suo ultimo libro, “Fuori dai confini. La ‘ndrangheta nel mondo”, i suoi legami con la politica, il dramma delle droghe e molto altro.

Gratteri: “Napolitano si oppose al mio incarico da ministro. Ero troppo caratterizzato”

“Ogni cosa nella vita ha un prezzo”, ha esordito Gratteri, raccontando del giorno in cui ha deciso di intraprendere la sua carriera di magistrato anti-‘ndrangheta, “nel 1989, quando hanno sparato a casa della mia ragazza, oggi mia moglie”. Da allora “ogni giorno faccio il bilancio della mia vita”, ha raccontato.

Gratteri ha svelato che fu Renzi a chiedergli di fare il ministro, dicendogli che avrebbe “avuto carta bianca”, e lui accettò. Poi fu Napolitano a non volere che facesse il magistrato, perché “troppo caratterizzato”. Sul tema della droga, e degli affari della ‘ndrangheta, questi “risalgono agli inizi degli anni ’90”. Ma fu agli inizi degli anni ’80 che “inizia ad esserci un’impennata di cocaina. In quel momento Cosa Nostra era impegnata nello stragismo e quindi non poteva dedicarsi alla coca”. E “aveva un capo mafia, Totò Riina, non particolarmente intelligente che pensava di poter dettare l’agenda dello Stato”. Lo Stato reagì inviando rinforzi in Sicilia, e “per reazione Riina iniziò con le stragi e invitò la ‘ndrangheta ad aderire allo stragismo”.

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(Ansa)

Il salto di qualità mafioso arrivò tuttavia con la “Santa, un’organizzazione che nacque alla fine degli anni ’70 e all’interno della quale 33 capi mafia, i Santisti, potevano avere la doppia affiliazione alla ‘ndrangheta e alla massoneria deviata. E qui c’è stato il salto di qualità della ‘ndrangheta”. 

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