Orsina (Luiss): “Meloni si muove bene, lo sanno anche Usa e Ue”

Lo storico della Luiss Giovanni Orsina difende la premier Giorgia Meloni. La attaccano sulle sue origini ma questo “non sposta un solo voto”, afferma Orsina, spiegando che del fatto che Meloni si stia muovendo bene “se ne sono accorti anche a Washington e in Ue”. Mentre in Italia “la sinistra evoca il fascismo perché non ha altri appigli”. Tuttavia, il politologo ha anche un invito per Giorgia Meloni. Quello di uscire una volta per tutte dalla logica delle “tribù”. 

In una conversazione a tutto campo, lo studioso ha fatto il punto politico sulla figura della premier Meloni, le sue capacità politiche e il riconoscimento nei suoi confronti che arriva dalle cancellerie internazionali. Per questo, se vuole consolidare il proprio successo politico in una prospettiva di lungo periodo, c’è un lavoro “culturale” che sarebbe chiamata a fare.

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Giovanni Orsina, Professore ordinario di Storia contemporanea alla Luiss Guido Carli (Foto di Paolo Giandotti – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

Intervistato sul Messaggero da Annalisa Chirico, Giovanni Orsina, direttore della Luiss School of Government, spiega ancora una volta che “Giorgia Meloni deve trovare il modo di disinnescare la bomba politica delle proprie origini”. Che non significa “rinnegare quelle origini, ma di superarle”. Tuttavia, le prospettive per un’orizzonte di lungo periodo ci sono e come.

Meloni viene “attaccata sulle origini perché è difficile criticarla sulle scelte di fondo”

Lo studioso ha infatti spiegato che, al di fuori di quello che viene considerato un appiglio dall’opposizione per attaccarla in maniera continua e sistematica, si sta muovendo bene e di questo sono in molti ad averlo notato, in particolare nelle cancellerie internazionali. Da Washington a Bruxelles. “Proprio per questo la attaccano sulle origini, perché è difficile criticarla sulle scelte politiche di fondo”, spiega Orsina.

Il consiglio dello studioso rivolto alla premier è di riuscire “a trovare il modo di trasformare Fratelli d’Italia in un partito dei conservatori a vocazione non identitaria ma maggioritaria”. “Deve aprire. Con prudenza ma senza reticenza”, spiega Orsina.

Se infatti a destra non serve un nuovo partito, per il politologo serve al contrario “un grande lavoro culturale”. “L’identità va ripensata guardando alla società che ci circonda, molto diversa da quella di cinquant’anni fa”, conclude. “Se i conservatori crescono nelle elezioni non è perché si siano rinnovati culturalmente e politicamente, ma perché rispondono alle richieste di sicurezza degli elettori”.

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(Ansa)

In sostanza, conclude Orsina, “la costruzione di un nuovo conservatorismo culturale e politico è il ‘predellino’ al quale Meloni è chiamata a confrontarsi se vuole consolidarsi in Italia e in Europa, e conquistare un consenso di lungo periodo che copra questa legislatura e magari anche la prossima“.

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