Digitale, De Bortoli: il futuro è incerto ma per l’Italia c’è speranza

Cosa accadrà con le nuove scelte dell’esecutivo in materia di identità digitale, dalla Cie alla Spid, e soprattutto cosa dovranno sopportare i cittadini per l’adeguamento ai nuovi sistemi informatici, in termini di fatica, denaro e altre incombenze che potrebbe risultare piuttosto fastidiose? Il governo Meloni sta infatti discutendo proprio di questi aspetti, e nel breve periodo dovrebbero farsi avanti risposte concrete su un tema, come quello del digitale, che si presenta come apparentemente aleatorio e in continua evoluzione. 

A porsi la domanda è stato l’ex direttore del Corsera Ferruccio De Bortoli. L’impressione generalizzata, infatti, è che la situazione può di certo migliorare, ma che ci vorrà del tempo.

ferruccio de bortoli
(Ansa)

De Bortoli si domanda cosa intenda il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alessio Butti, a cui Meloni ha affidato la delega all’Innovazione, con il termine “sovranità digitale”. “Ipotizziamo, come prima cosa, che ciò voglia dire proprietà e sicurezza dei dati nazionali, dei cittadini, delle imprese, delle istituzioni. Benissimo“, scrive De Bortoli in un editoriale pubblicato sul Corriere economia.

La domanda di De Bortoli sulle scelte del governo Meloni in materia digitale

La domanda avanzata dall’ex direttore del Corsera è se questi siano più protetti in un ambito nazionale o europeo, oppure se davvero il coinvolgimento dei privati nel settore sia un elemento di insicurezza, oppure, al contrario, di ulteriore garanzia. “Vi sono alcune aree, cosiddette bianche, nelle quali investire nella connessione per un privato è mossa del tutto in perdita. Ma chi vive in quelle zone è cittadino con pari diritti rispetto a chi abita nelle aree nere a più sicura e persino alta redditività“, spiega De Bortoli.

Il tema infatti è quello dell’accesso al rete e del relativo funzionamento della governance, in un paragone tra pubblico e privato che farebbe pensare a diversi elementi in campo, da quello della sicurezza a quello della competitività e dell’efficienza. Il primo, forse, più pendente verso una gestione pubblica delle aziende legate al digitale, il secondo al contrario più afferente al settore provato.

La critica di De Bortoli è tuttavia diretta al governo di centrosinistra che ha deciso di coinvolgere Enel, con il risultato che ad oggi “Open Fiber è alle prese con la ristrutturazione di un debito di quattro miliardi di euro”. “Ha imitato, nell’indebitarsi, Tim, l’incumbent privatizzato (purtroppo male) al quale avrebbe dovuto fare una sana concorrenza nel promuovere la banda larga e veloce“, è il commento del giornalista.

Il futuro della digitalizzazione in Italia

La sua tesi è infatti che la digitalizzazione del Paese sia “rimasta in massima parte sulla carta anche per l’ostilità dello stesso ex operatore pubblico”. Ora però non resta che guardare al futuro, e chiedersi quale sarà il destino di strumenti come Pec, Cie, Spid e afferenti. “Butti aveva esordito, nel suo delicato ruolo di sottosegretario all’Innovazione, con una serie di dichiarazioni favorevoli”, afferma De Bortoli, aggiungendo che “la realtà della tecnologia, della normativa europea, nella prospettiva di un mercato digitale sempre più integrato, si sta incaricando di rimettere le cose lungo un asse di concretezza e saggezza”.

economia
(Ansa)

Ora il governo, con il Consiglio dei ministri in programma oggi lunedì 7 agosto, affronterebbe la questione con il varo di una serie di norme, ad avvio del cosiddetto It Wallete, strumento di regolazione dei rapporti con gli operatori privati. “Spid e Cie dovranno confluire in una nuova piattaforma a più alta sicurezza (livello 3) soprattutto per la gestione dei dati personali sensibili, come quelli sanitari. L’identità digitale sarà usata non solo online ma anche per «leggere» dei Qr Code, registrarsi in alberghi, fare delle spese self service in orari di chiusura degli esercizi commerciali, ecc”, spiega.

La domanda resta sul come avverrà questa migrazione dai vecchi sistemi al futuro Wallet, e quali saranno i pesi che dovranno ancora una volta sopportare i cittadini, alle prese con costi di tempo e denaro necessari all’adeguamento di questi nuovi sistemi informatici, in continua evoluzione non dal punto di vista tecnologico ma, purtroppo, burocratico.

Gestione cookie