Riforme, Calenda sta con la Meloni e ribadisce il ‘no’ al presidenzialismo

In merito alla questione che riguarda le Riforme è intervenuto Carlo Calenda. Il numero uno di ‘Azione’ ha rilasciato una intervista ai microfoni del quotidiano “Corriere della Sera”

Intervista al 'Corriere della Sera'
Il leader di ‘Azione’, Carlo Calenda (Ansa Foto) Notizie.com

Carlo Calenda è d’accordo con Matteo Renzi. Almeno su una cosa. Ovvero a dare il proprio supporto alla premier, Giorgia Meloni, per quanto riguarda la vicenda delle riforme istituzionali. Un pensiero che ha voluto ribadire nel corso di una intervista rilasciata al ‘Corriere della Sera‘. Negli ultimi giorni c’è stato l’incontro con la presidente del Consiglio. Una riunione che è stata giudicata molto utile. Tanto da far capire la posizione del suo partito in merito a questo importante argomento.

Anche se, ci ha tenuto a ribadire, che non è assolutamente d’accordo al presidenzialismo. Per quanto riguarda la vicenda sull’elezione del presidente della Repubblica ha fatto capire di aver dato già un importante segnale. Lo stesso che “non si può varcare“. Poi si è soffermato sul pensiero da parte di ‘Itala Viva’ del suo (ex) collega Matteo Renzi: “Esprimono una posizione univoca sul sindaco d’Italia“. Parere diverso per Azione visto che segue un altro tipo di modelli: “Possibile ed auspicabile, ma non è l’unico che può dare stabilità e forza all’esecutivo“.

Riforme, Calenda sul bicameralismo: “La premier non è stata chiara…

Intervista al 'Corriere della Sera'
Il leader di ‘Azione’, Carlo Calenda (Ansa Foto) Notizie.com

Sul modello del sindaco fa sapere quali sono le cose “pro” e quali quelle “contro”. Il primo è l‘investitura popolare, mentre nella seconda ha voluto fare un chiaro esempio: “Se fossimo in Gran Bretagna avremmo avuto ancora Boris Johnson e nel nostro Paese non ci sarebbe stata la sostituzione da Conte a Draghi“. Poi ha continuato dicendo: “La cosa importante è che ci sia una indicazione del candidato premier e che sia incaricato di formare il governo“. Poi si darebbe il “via libera” per le Camere e per la fiducia. Da lì si può realizzare la squadra, nominare i ministri ed allo stesso tempo revocarli.

In conclusione, come riportato in precedenza, dice “no” alla questione che riguarda il presidenzialismo: “Siamo un Paese di guelfi e ghibellini dove l’unica istituzione in cui ci siamo riconosciuti tutti nel tempo è il presidente della Repubblica“.  Sul bicameralismo è stato molto chiaro. Tanto da citare anche la premier: “Non ha chiarito se vuole toccarlo. Per noi è importante per imprimere una maggiore efficienza al Parlamento“. Sul taglio profondo al federalismo ha fatto sapere di essere a favore. Spiegando anche il perché: “Se lavoriamo per rafforzare i poteri del premier, ma l’azione è delegata ai governi regionali allora è inutile“.

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