Pedofilia, appello lacerante del Papa. Il punto su task force vaticana

Le parole di Bergoglio sembrano andare nella strada di stroncare una volta per tutte quella che a conti fatti è ormai considerata come la piaga storica che ha intaccato la Chiesa in questo periodo storico. L’obiettivo è di rendere la Chiesa un modello contro questo tipo di fenomeno drammatico, trasversale nella società. Riusciranno però ad avere finalmente un effetto risolutivo?

Francesco, che ha avviato un opera di intensificazione del contrasto al fenomeno della pedofilia nella Chiesa Cattolica, avviato in maniera specifica dal suo predecessore Benedetto XVI, vorrebbe che si trattasse di un tema da lasciarsi alle spalle, o per di più sul quale rilanciare un modello positivo in ambito ecclesiale, e per questo ha lanciato un duro monito alle Chiesa nel mondo.

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(Ansa)

Ora è il momento di rimediare al danno fatto alle generazioni che ci hanno preceduto e a coloro che continuano a soffrire. Questa stagione pasquale è segno che si prepara per noi un nuovo tempo, una nuova primavera fecondata dal lavoro e dalle lacrime condivisi con chi ha patito”. Sono state queste le parole del Papa, pronunciate ricevendo in udienza la Commissione anti-abusi da lui istituita per arginare la pedofilia nella Chiesa.

Le parole di Bergoglio ai cardinali della Commissione anti-abusi

La task force avviata negli scorsi anni dal Papa argentino dovrebbe ormai avere prodotto i primi risultati, per questo Bergoglio non mostra ormai più alcuna indulgenza verso un dramma estremamente ampio e complesso, ben difficile da governare, in modo specifico perché legato a comportamenti patologi e sotterranei, che è da ricordare essere presenti in tutti le stratificazioni e i contesti sociali, e al primo posto nei contesti familiari, ma che nell’ambito ecclesiale scandalizza ancora più perché commesso proprio da coloro, religiosi e religiose, che dovrebbero proteggere i più deboli anziché colpirli. Non a caso “i leader della Chiesa, che condividono un comune senso di vergogna per l’incapacità di agire, sono stati sminuiti, e la nostra stessa capacità di predicare il Vangelo è stata ferita”, ha sottolineato il Pontefice.

Mentre invece “l’abuso sessuale ha portato lacerazioni nel nostro mondo e non solo nella Chiesa”, ha continuato il Papa. “Tante vittime rimangono avvilite per il fatto che un abuso avvenuto molti anni fa crea ancora oggi ostacoli e spaccature nelle loro vite. Le conseguenze degli abusi possono verificarsi tra coniugi, tra genitori e figli, tra fratelli e sorelle, tra amici e colleghi. Le comunità sono sconvolte; la natura insidiosa dell’abuso abbatte e divide le persone, nel loro cuore e tra di loro. Ma la nostra vita non è destinata a rimanere divisa. Ciò che si è infranto non deve rimanere a pezzi. Laddove dunque la vita si è spezzata, vi chiedo di contribuire concretamente a ricongiungerne i pezzi, nella speranza che quanto è frantumato si possa ricomporre”.

Le considerazioni di Francesco su quanto fatto finora

Gesù nel Vangelo dice che è meglio che vengano appesi con una macina per il collo e gettati in fondo al mare, che al contrario scandalizzino i più piccoli. Ragioni per cui, per Francesco, “è importante che non smettiamo mai di andare avanti”, ha detto ai membri della Commissione. E i giudizio sembra a primo impatto positivo. Il Papa si è infatti detto “incoraggiato dai piani che avete approntato per affrontare le disuguaglianze all’interno della Chiesa, in termini di formazione e di servizio alle vittime, in Africa, Asia e America Latina”. In quanto “non è giusto, infatti, che le aree più prospere del pianeta possano contare su programmi di tutela ben formati e ben finanziati, in cui le vittime e le loro famiglie sono rispettate, mentre coloro che vivono in altre parti del mondo soffrono in silenzio, magari respinti o stigmatizzati quando cercano di farsi avanti per raccontare gli abusi subiti”. E “anche in quest’ambito, la Chiesa deve sforzarsi di diventare un esempio di accoglienza e di buon modo di agire”, ha rimarcato il Papa indicando ai cardinali una strada da percorrere.

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“Voi impegnate le vostre capacità e la vostra competenza per contribuire a riparare una terribile piaga della Chiesa, mettendovi a servizio delle diverse Chiese particolari. Dalla vita ordinaria di una diocesi nelle sue parrocchie e nel suo seminario, alla formazione dei catechisti, degli insegnanti e di altri operatori pastorali, l’importanza della tutela dei minori e delle persone fragili dev’essere una norma per tutti; e in questo senso, nella vita religiosa e apostolica, la novizia di clausura deve attenersi agli stessi standard ministeriali del fratello anziano che ha passato una vita intera a insegnare ai giovani”.

L’esortazione di Francesco è insomma chiara. “I principi del rispetto della dignità di tutti, della buona condotta e di uno stile di vita sano devono diventare una norma universale, indipendentemente dalla cultura e dalla situazione economica e sociale delle persone. Tutti i ministri della Chiesa devono mostrarli nel servire i fedeli, e a loro volta devono essere trattati con rispetto e dignità da chi guida la comunità. Del resto, una cultura della tutela avrà luogo solo se ci sarà una conversione pastorale in tal senso tra i suoi leader”.

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