“E’ una situazione drammatica, servono almeno 200 mila addetti”

Il presidente di Confagricoltura Giansanti lancia l’allarme e fa un appello: “Si deve lavorare sul cuneo fiscale”

Le famose parole del ministro Lollobrigida sull’andare a lavorare nei campi sono state prese con favore da Confagricoltura che sta seguendo con attenzione le idee sulla modifica del reddito di cittadinanza. «L’approccio del ministro Lollobrigida a proposito del lavoro in agricoltura ci sembra quello giusto. Lo diciamo da anni: in campagna c’è bisogno di lavoratori e per noi non c’è distinzione di nazionalità. Ovviamente ci farebbe piacere assumere cittadini italiani”. A parlare così è il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti al quotidiano Il Messaggero.

Il presidente
Il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti a Villa Aurelia durante l’assemblea di Confagricoltura a , Roma (Ansa Notizie.com)

Frasi, quelle di Giansanti che hanno colto nel segno anzi vorrebbero essere uno stimolo in più per il Governo e per tutto quello che si sta cercando di fare per rimettere in piedi un settore che tra maltempo, mancanza di manodopera e pressione fiscale se la sta vedendo brutta. “Oggi – riprende il presidente –  non è più l’agricoltura di una volta, ci sono aziende strutturate, i contratti di lavoro vengono rispettati, i giovani possono trovare belle soddisfazioni. Auspichiamo in un ripensamento in chi invece ha preferito percepire il reddito di cittadinanza».

“Ridurre il cuneo fiscale per avere maggiori retribuzioni”

Il lavoro
Un operaio mentre lavora all’innesto dei pomodori (Ansa Notizie.com)

Il Governo ha detto che sta pensando a una stretta sul cuneo, ma anche e soprattutto ad agevolazioni che consentano alle tante aziende di assumere, potrebbe essere la spinta giusta per risollevarsi e togliersi dai problemi, almeno inizialmente. «L’agricoltura ha una sua specificità con l’inizio del periodo di picco di manodopera in primavera, poi in estate per la raccolta della frutta e quindi in autunno per vendemmia e campagna olearia. In qualche modo si può creare un percorso misto di stabilità quasi permanente tra assunzioni a tempo determinato alternata ai periodi di formazione e agli altri strumenti di flessibilità sociale già previsti dagli accordi sindacali».

Il settore vorrebbe ci siano più italiano, ma non tanto per la nazionalità, quanto per le specializzazioni, la cosa che sta mancando di più. Giansanti non si tira indietro e va avanti per la sua strada senza avere alcuna paura di dire le cose come stanno: «Vorremmo più italiani sicuramente, ma non possiamo fare a meno di chi arriva da lontano. Ci sono regioni dove già adesso la carenza di manodopera è drammatica e potrebbe compromettere la raccolta e le lavorazioni essenziali di frutta e ortaggi per la stagione».

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