Sono trascorsi 14 anni dal terremoto dell’Aquila. Una scossa di magnitudo 5.9 che ha provocato centinaia di vittime e di sfollati. Ancora oggi il ricordo di quel giorno è nella mente di tutti gli italiani.
Erano le 3:32 del 6 aprile 2009 quando la provincia dell’Aquila (e non solo) è stata svegliata una violenta scossa di terremoto. In un primo momento si pensava ad un evento sismico molto simile a quelli registrati nei mesi precedenti, ma subito dopo qualche minuto si è capito che si stava parlando di un sisma senza quasi precedenti nell’epoca moderna.
La scossa di magnitudo compresa tra 5.9 e 6.3 aveva provocato il crollo di diverse abitazioni e la macchina dei soccorsi si è messa subito in moto per provare a salvare più vite possibili. Ma il bilancio al termine di lunghi giorni di ricerche dei dispersi è stato davvero drammatico: 309 morti, oltre mille feriti e 80mila sfollati. Numeri che hanno confermato una vera tragedia che ha colpito l’intera Italia e non solo la provincia aquilana.
Il numero delle vittime
Sono state settimane impegnative per la macchina dei soccorsi. I vigili del fuoco, la Protezione Civile e il resto del personale sono scesi in strada già nella notte del 6 aprile e da quel momento non hanno smesso un minuto di provare a salvare vite. Tra loro possiamo ricordare le due studentesse estratte vive dopo diverse ore e la signora di 98 anni salvata a distanza di 30 ore dalla scossa. E quest’ultima ha raccontato ai soccorritori di aver trascorso il tempo lavorando all’uncinetto.
Ma il bilancio, come detto, è stato comunque molto grave. In 309 hanno perso la vita in un evento sismico che da noi, almeno in questa misura, non si registrava da diversi anni.
L’inchiesta
Naturalmente subito dopo la scossa di terremoto è stata aperta un’inchiesta per verificare meglio il perché dei crolli. Un’indagine che ha visto la decisione della Procura di rinviare a giudizio sette membri della Commissione Grandi Rischi con l’accusa di negligenza, imprudenza e imperizia. Per i magistrati hanno fornito informazioni incomplete e imprecise sulla pericolosità dei terremoti futuri dopo le scosse registrate da dicembre 2008.
Il processo si è svolto in due fasi. La prima sentenza ha visto condannare tutti gli imputati a 6 anni di reclusione e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. In secondo grado, però, i giudici hanno ribaltato la decisione della Corte d’Assise assolvendo sei dei sette membri della Commissione e condannando solamente De Bernardinis a 2 anni. Una decisione confermata poi anche dalla Cassazione.