Pressione alta favorisce la demenza: lo dice la scienza

La pressione alta può davvero favorire lo sviluppo della demenza? Pare proprio che alcuni studi lo dimostrino ufficialmente.

E’ certamente uno degli argomenti di maggiore interesse e che tragicamente riguarda moltissime persone, pare infatti che la pressione troppo alta possa alla lunga portare anche a sviluppare i primi sintomi di demenza. Il motivo è strettamente da ricondursi alla pressione del sangue elevata nel nostro corpo.

Pressione alta provoca demenza
Pressione alta, Notizie.com

Ad avere parlato di questo particolare è stato uno studio approfondito portato avanti da un gruppo di ricercatori britannici che hanno identificato nove regioni specifiche del nostro cervello che potrebbero essere danneggiata per l’ipotesione, che per chi non lo sapesse, si tratta di una condizione che colpisce 3 persone su 10 nel mondo.

Ebbene, questo alla lunga potrebbe portare ad uno stato di demenza e di declino dei processi mentali, lo studio di recente è stato anche pubblicato sull’European Heart Journal e si basa principalmente sulle analisi genetiche del cervello e sull’osservazione di tantissime migliaia di pazienti. Ma approfondiamo il discorso.

Pressione alta provoca demenza, lo studio del cervello lo conferma

Proprio cosi, la pressione del sangue troppa alta nel nostro corpo può portare ad avere i primi sintomi di demenza, gli studi dei ricercatori hanno infatti individuato nove zone del cervello che possono subire dei danneggiamenti importanti.

Demenza, Notizie.com

Lo studio ha coinvolto oltre 30.000 partecipanti alla Biobanca britannica. I ricercatori hanno scoperto che i cambiamenti in nove parti del cervello erano legati all’aumento della pressione sanguigna e al peggioramento delle funzioni cognitive” questo quello che si legge nella nota ufficiale, in cui appunto di è parlato in particolare del Tra putamen,  che è una struttura rotonda situata alla base della parte anteriore del cervello, responsabile della regolazione dei movimenti e dell’influenza su vari tipi di apprendimento.

Ma non finisce qua, tra le aree interessate anche la radiazione talamica anteriore, la corona radiata anteriore e l’arto anteriore della capsula interna, che sono invece delle zone di materia bianca che collegano e consentono la segnalazione tra le diverse parti del cervello. Sempre dallo studio è infatti emerso come i cambiamenti di queste aree portano ad una netta diminuzione del volume cerebrale e della superficie della corteccia cerebrale, con anche delle conseguenze per le connessioni tra le diverse parti del cervello e cambiamenti nelle misure dell’attività cerebrale.

Insomma davvero un passo avanti dal punto di vista scientifico, ma esiste un particolare in più, lo studio in questione ha anche rivelato come in futuro si potrà anche capire chi sarà predisposto a sviluppare in modo più rapido la demenza, osservando proprio alcune zone specifiche del cervello.

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