Esiste davvero un prodotto chimico che alla lunga come conseguenza, può portare a contrarre il Morbo di Parkinson? Scopriamolo.
Esistono dei prodotti chimici come il tricloroetilene, conosciuto anche con io nome di trielina che potrebbe essere affiancato alle diagnosi di Parkinson, ad averlo evidenziato è stato uno studio pubblicato sul Journal of Parkinson’s Disease da un team internazionale di ricercatori, tra cui i neurologi del Centro medico dell’Università di Rochester (USA) Ray Dorsey, Ruth Schneider e Karl Kieburtz, in cui si mette in relazione l’esposizione (spesso inconsapevole) a questa sostanza chimica con l’aumento globale dei casi di malattia, più che raddoppiati negli ultimi 30 anni.
Il grande tasso di crescita di questa malattia degenerativa, ha portato a pensare che le sostanze tossiche aumentano il rischio sempre di più: “Il tricoloroetilene è una semplice molecola a sei atomi che può decaffeinare il caffè, sgrassare le parti metalliche e lavare a secco i vestiti. La sostanza chimica incolore è stata collegata per la prima volta al parkinsonismo nel 1969″ queste le parole dei ricercatori.
Ovviamente visto questi risultati che possono essere associati anche a un aumento di cancro e aborti spontanei, questa sostanza tossica non è più cosi tanto usata come una volta e in linea di massima, cosi come si legge su Fanpage, viene impiegata per la rimozione della vernice, nella pulizia dei motori, nel lavaggio a secco, come liquido correttore per macchine da scrivere ma anche nella decaffeinazione del caffè e come anestetico per i pazienti.
Prodotto chimico che porta al Parkinson: si tratta del Tricloroetilene
Proprio questo è il nome della sostanza tossica che potrebbe alla lunga portare a contrarre il Morbo di Parkinson, ad averlo sottolineato sono stati dei recenti studi che hanno permesso anche di far diminuire il suo uso rispetto al passato.
Cosi come si legge su Fanpage: “Gli studiosi hanno indicato diverse ricerche, di cui una che coinvolge tre lavoratori in impianti industriali e una che riguarda un meccanico di automobili. In uno studio su 198 gemelli condotto nel 2011, quelli esposti al tricloroetilene avevano una probabilità cinque volte maggiore di sviluppare il morbo di Parkinson” e la stessa cosa è emersa anche per gli animali, ma nonostante questo, almeno per il momento, gli studi, non sembrano spiegare alla perfezione la natura della correlazione che per il momento deve ancora essere confermata.
“Il tempo che intercorre tra l’esposizione e l’insorgenza della malattia può essere di decenni. Gli individui, se fossero consapevoli della loro esposizione alla sostanza chimica, potrebbero essersene dimenticati da tempo” confermano gli studiosi e ancora: “Coloro che hanno lavorato con il solvente o che vivevano vicino a un sito contaminato potrebbero aver cambiato lavoro o essersi trasferiti, rendendo difficile la valutazione retrospettiva dei potenziali cluster”.