Malocchio, gatti neri e venerdì 17: credere o non credere alla superstizione?

Dai cornetti ai ferri di cavallo, passando per gli amuleti e talismani, sono tante le superstizioni in tutto il mondo. Ecco perché secondo la scienza alcune persone sono scaramantiche e superstiziose

In alcuni sport certi numeri non vengono neanche assegnati, molti edifici non hanno il 13esimo piano, preferendo etichettarlo come 14, 14A, 12B sui pannelli degli ascensori, alle superstizioni non crede nessuno, poi all’atto pratico dimostriamo di esserlo tutti e sotto a una scala non ci passiamo mai o davanti a un gatto nero che ci attraversa la strada aspettiamo che prima di noi passi un altro. Negli Stati Uniti addirittura il 25 per cento delle persone si considerano superstiziose.

La superstizione è una componente fondamentale per molti di noi- Notizie.com –

Nonostante il nostro tempo sia caratterizzato da conoscenze e tecnologie avanzate, c’è ancora chi crede nel malocchio e nella superstizione, soprattutto in periodi di difficoltà e dubbi. Nell’era moderna ci è difficile credere che il termine “malocchio” si usi ancora per indicare qualcosa di concreto e non qualcosa di superato, eppure è così. Un’altissima percentuale di italiani è fortemente legata a tale credenza, anche se gli approcci sono diversi.

Non è soltanto scaramanzia

È proprio quando dobbiamo affrontare periodi difficili, caratterizzati da grande incertezza, che cerchiamo qualcosa alla quale aggrapparci per sperare in momenti migliori e nella soluzione più fortunata alle tante difficoltà. E se è vero che il malocchio sta vivendo un improvviso aumento di popolarità, la verità è che è presente nella storia dell’uomo da migliaia di anni. In realtà il termine “malocchio” identifica due cose ben distinte: nel primo caso, si tratta di una vera e propria maledizione, un influsso malefico che si sprigiona dallo sguardo di alcuni individui, un potere malefico che si crede posseduto da determinate persone, le quali possono usarlo inconsapevolmente oppure volutamente. Nel secondo caso, invece, il malocchio è un amuleto, solitamente raffigurante un occhio vero e proprio che, di fatto, funge come antidoto alla maledizione.

Il malocchio ha origini antichissime e lo ritroviamo in tutte le culture e tradizioni del mondo. Le prime notizie risalgono ai papiri egizi di circa 1200 anni prima di Cristo. Anche il Corano fa riferimento al malocchio definendone il concetto in modo molto simile a quello che abbiamo noi oggi. E dopo aver attraversato molte culture e diversi tempi storici arriva a noi come una tradizione superstiziosa popolana. Soprattutto al sud, ma in realtà è pratica molto diffusa ovunque quella di munirsi di amuleti portafortuna che variano a seconda delle culture popolari e del contesto sociale: ad esempio fare le corna con le dita della mano o toccare un oggetto in ferro o legno, o per i devoti, portare un santino o indossare una collana con crocifisso. Oppure, ad esempio, le “zampe di coniglio” erano diffuse durante il periodo della Depressione e i piloti di caccia della Seconda guerra mondiale volavano spesso con dei dadi portafortuna.

Superstizione e amuleti – Notizie.com

La speranza di ricevere più “fortuna”

Questo perché si spera che questi talismani possano fornire una qualche “scorciatoia” verso un futuro migliore e, in generale, una protezione contro gli spiriti maligni o le forze oscure.  Ma non solo in Italia, questa credenza esiste in tutto il mondo, ma varia molto da paese a paese, con un valore minimo in Svezia, dove solo il 9% delle persone crede al malocchio, e un valore massimo registrato in Tunisia, con il 90%. In generale, l’Europa risulta più scettica, con l’eccezione del Portogallo, dove ci crede circa il 40% della popolazione. I Paesi arabi e la Tanzania fanno registrare invece le percentuali più elevate. Lo studio rileva infine che la credenza è meno diffusa fra i ceti benestanti (che però non ne sono affatto immuni) e fra le persone istruite. E che le società più chiuse, conformiste e caratterizzate da un basso livello di innovazione, sono anche le più vulnerabili. 

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