Operazione Prisma, trema la serie A: le nuove carte dalla procura

Oltre alla Juventus, che è stata penalizzata di quindici punti dalla Giustizia Sportiva, potrebbero essere coinvolti altri club. Le ultime novità

Non più solo la Juve. Oltre alla società bianconera, già penalizzata di quindici punti dal Giudice Sportivo e in attesa di un nuovo processo sul fronte stipendi e della spada di Damocle dell’Uefa, potrebbero esserci nuove squadre coinvolte nell’inchiesta Prisma, sei o forse di più.. La Procura di Torino, come si vociferava da settimane, ha chiuso un altro capitolo d’indagini e dopo la Juventus è passata alle partnership con altre squadre, ovvero i club che hanno avuto rapporti di mercato con i bianconeri. E siccome la Procura di Torino ha ravvisato tante, forse troppe situazioni particolari ha inviato il materiale ad altre sei procure come Cagliari, Bergamo, Genova, Udine, Modena e Bologna. La questione riguarderebbe operazioni di calciomercato che per i magistrati torinesi sono da verificare e controllare per bene. E così, partendo dall’ormai famosa mail del 10 luglio 2020 dove il dirigente Claudio Chiellini (fratello di Giorgio e ora dirigente del Pisa), quando era alla Juventius e si occupava di giovani calciatori, riportava i debiti accumulati con gli altri club, con “30 milioni più agenti” da dover recuperare. Ebbene su quella lettera digitale i pm di Torino hanno lavorato a fondo, trovando diversi intrecci e innesti con altri club.

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Inchiesta Prisma, trema la serie A – notizie.com-

Mentre cercavano, i magistrati della Procura di Torino hanno trovato alcune cose, come ad esempio dei contratti stipulati ma mai depositati in Lega, con la formula del prestito e con obbligo di riscatto che in realtà era un’opzione per ricomprare il giocatore. E qui il caso più emblematico di tutti, che già all’epoca fece discutere parecchio, è quello di Mandragora, ma non è l’unico, solo che lui è quello che ha il prezzo più alto, ovvero 20 milioni di euro, con una plusvalenza per i bianconeri di oltre 13 milioni di euro. Ma è tutta l’operazione che viene messa al setaccio dai magistrati che scoprono che la Juve l’ha poi ricomprato a 10 milioni più bonus per poi ridarlo alla stessa Udinese in prestito. Una roba da fantascienza e che ha fatto venire più di un semplice sospetto alla Procura.

Le procure e i club coinvolti: occhio all’Atalanta

Il sospetto
Il terzino dell’Atalanta Demiral (Ansa Notizie.com)

Per la procura di Torino si potrebbe trattare di un obbligo di riacquisizione delle prestazioni del giocatore dall’‘Udinese alla Juventus, con un doppio passaggio anzi triplo se si considera la plusvalenza ottenuta nel primo trasferimento, un esborso di quasi 26 milioni. Un giro di soldi che non avrebbe alcun motivo di esistere dal punto di vista economico-finanziario, soprattutto dopo il primo passaggio e con quei contratti stipulati ma non depositati. Materiale che avrebbe (o che sarebbe in procinto di avere) anche la Federcalcio, con tanto di relazione non proprio amichevole, soprattutto sul fatto che nessuno ha controllato come si doveva fare, pur essendoci un organismo come la Covisoc all’interno della Federcalcio stessa, deputata proprio a fare questo. E chissà che il presidente Gravina più altri dirigenti non vengano in qualche modo inseriti prima come testimoni per rispondere a qualche domanda in tal senso. Operazioni simili a Madragora anche se con formule diverse ce ne sono diverse con altre società tra cui l’Atalanta.

Il club di Bergamo ha diverse operazioni con la Juve come Demiral, Kulusevski, Romero, Caldara, Spinazzola e il giovane Emmannuello. Trattative di acquisti e cessioni, vedi Demiral e lo stesso Spinazzola (qui i magistrati si sono arrovellati per capirci qualcosa) che sono da rivedere e approfondire. Per non parlare del Sassuolo con Locatelli, non ancora pagato perché è in prestito biennale con delle strane clausole. Ai raggi x anche l’operazione Orsolini col Bologna nel 2019, per non dimenticare gli scambi e le operazioni di andata e ritorno di giovani e meno giovani con le due squadre di Genova. Insomma, la procura di Torino ha trasmesso le carte dell’inchiesta ad altre sei procure italiane, come quelle di Bologna, Udine, Genova, Modena, Cagliari e Bergamo. 

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