La Germania al bivio del gas punta sul riarmo

La Germania si è affidata per anni sul gas russo, oggi si trova invece a puntare a un modello energetico differente, come ha assicurato il cancelliere tedesco Olaf Scholz, mentre la Germania si infila in un tunnel ancora del tutto sconosciuto. 

Olaf Scholz
(Ansa)

Scholz, nel corso di una conferenza organizzata lo scorso novembre dal quotidiano Süddeutsche Zeitung, aveva infatti spiegato che il caso russo è fortemente indicativo per mostrare cosa significhi essere dipendenti per ciò che riguarda una risorsa strategica come il gas. Il cancelliere, ex sindaco di Amburgo, si riferiva non solo alla dipendenza russa e al problema scoppiato con la guerra ucraina, ma al fatto che a suo avviso sia necessario liberarsi da “dipendenze rischiose” anche da un’altra potenza non poco predominante, quale la Cina.

Le parole del cancelliere Scholz

Il cancelliere sta infatti cercando in ogni modo di trovare un equilibrio dopo lo scoppio della bomba ucraina e il conflitto che, subito dopo l’insediamento del leader socialdemocratico, obbliga la Germania a rivedere profondamente le sue politiche energetiche, stravolgendo di conseguenza il cuore dell’Europa e il suo motore economico teutonico, oggi in affanno e incerto sul da farsi.

L’industria tedesca ha infatti per anni fondato le sue componenti sul gas russo a buon mercato e la domanda dalla Cina, almeno a partire dal 2008, quando la Germania guidata dalla Merkel virò verso la Cina, strigendo al contempo accordi con Mosca che garantissero loro materie prime a prezzi competitivi. Un accordo che portò la Cina nel 2006 a diventare nientemeno che il primo partner commerciale, e le esportazioni russe a guadagnarsi una fetta di mercato tedesco pari alla metà dei consumi nazionali di gas e di carbone e il 35 per cento dei consumi di petrolio.

La fine di un’epoca per la società tedesca

Gli alleati americani non hanno però mai visto con entusiasmo il sodalizio strenuamente difeso sia dai democristiani di Merkel che dai socialdemocratici di Scholz, almeno prima dell’inizio del conflitto incrementatosi un anno fa. Così, oltre ai rapporti con Mosca, anche quelli con Pechino sono finiti al vaglio del governo tedesco, che ora riflette amaramente sulla “dipendenza economica unilaterale” che “ci espone al ricatto politico”, come spiegava nei giorni scorsi la ministra degli Esteri Annalena Baerbock, esponente dei verdi.

Olaf Scholz
(Ansa)

Scholz ha così apertamente parlato di “Zeitenwende”, o punto di svolta storico, rilegando in un’epoca passata un punto a dir poco dirimente della Repubblica federale e anticipando al Bundestag un riarmo da 100 miliardi di euro. Oltre che chiudendo il capitolo recente in cui, applicando il principio del non invio delle armi nelle zone del conflitto, ci si limitava alla fornitura di supporto sanitario e a 5mila elmetti. Insomma, la fine di una cautela in ambito militare che aveva segnato la politica tedesca dal dopoguerra in poi.

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