Recensione Glass Onion – Knives Out, Daniel Craig e Rian Johnson ci riprovano! | NO SPOILER

Dal 23 Dicembre è finalmente disponibile su Netflix l’attesissimo Glass Onion – A Knives Out Mistery, diretto da Rian Johnson e con protagonista Daniel Craig.

Nel 2019 Knives Out – Cena con Delitto riuscì a rilanciare con forza il mercato del giallo all’interno dell’industria cinematografica e, con Knives Out – Glass Onion, Rian Johnson tenta di confermare quella sorprendente coincidenza di opinioni tra critica e pubblico, che, all’epoca, si espressero in una poderosa promozione della pellicola con protagonista Daniel Craig. 

L’avvicinamento al debutto di Glass Onion è stato caratterizzato da un attento studio dei trailer, nei quali non era ancora chiara l’anima del progetto: fino allo spegnimento dell’ultimo faretto della sala, ci siamo chiesti quanto questo sequel ereditasse dal suo predecessore, soprattutto considerato il generale rinnovamento del cast e di un’ambientazione diametralmente opposta al primo capitolo. 

Glass Onion è all’altezza del primo capitolo?

Senza particolari giri di parole, vi anticipiamo che Glass Onion è uno di quei rari casi in cui, la fedele adesione alla struttura del predecessore, non restituisce quella fastidiosa sensazione di prevedibilità ma, anzi, ci permettere di godere nuovamente della squisita scrittura della sceneggiatura. Il disvelamento del mistero, con conseguente approfondimento dei rapporti tra i personaggi, segue con piacevole familiarità le tappe narrative del primo film, permettendo allo spettatore di fruire con gusto e interesse gli sviluppi dell’indagine. In questo senso, i due capitoli assomigliano a due partite diverse di Cluedo, in cui cambiano personaggi coinvolti e ambientazione, ma resta invariata la struttura del gioco.

Tuttavia, la nuova ambientazione greca sembrerebbe aver privato questa seconda iterazione di quella preziosa coerenza formale del primo film: scenografia calda e ambientazione familiare al genere, permettevano al primo Knives Out di vantare un’armonia visiva invidiabile, difficilmente riscontrabile in Glass Onion. In realtà non mancano trovate registiche degne di nota, ne inquadrature dotate di un certo fascino fotografico, ma vi è una fastidiosa alternanza con sequenze decisamente più anonime e dissonanti.

Sul piano prettamente contenutistico, invece, la pellicola riesce a conquistare una propria morale, slegata dal primo capitolo, ma assolutamente paragonabile per qualità della messa in scena ed esito della stratificata parabola narrativa. Anche il cast riesce a restituire l’alchimia necessaria ad un film corale, in cui il costante scambio di sarcasmo e comicità, serve soltanto a svelarci lentamente i delicati equilibri tra i componenti del mistero. E’ così che, minuto dopo minuto, indagine e morale del film prenderanno forma, in una deliziosa convivenza su schermo, difficilmente intaccata dalla presenza di alcune ingenuità nella messa in scena e di un finale, a parer nostro, eccessivamente consolatorio. Difatti, l’intera vicenda appare come una pungente polemica alla società moderna, che avrebbe guadagnato ulteriore efficacia se privata di un esito rassicurante, utile soltanto a disinnescare le preoccupazioni dello spettatore e a far rientrare la pellicola nel proficuo terreno del cinema commerciale.

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