Greta Beccaglia esulta dopo la condanna nei confronti del tifoso molestatore, ma non troppo visto che la situazione pare che non sia cambiata. Ancora adesso continua a ricevere insulti e minacce
Nelle ultime ore si è ritornati a parlare nuovamente della vicenda che ha visto come vittima Greta Beccaglia. Ovvero la giornalista che più di un anno fa è stata molestata da un tifoso durante una diretta televisiva. Il tutto è accaduto al termine del derby tra l’Empoli e la Fiorentina, gara che si giocò nel mese di novembre. Nel frattempo, il ristoratore marchigiano Andrea Serrani, è stato condannato ad un anno e mezzo. Proprio lui toccò il sedere della donna fuori l’impianto sportivo del ‘Castellani‘.
La giornalista è ritornata a parlare in una intervista che ha concesso al ‘Corriere della Sera‘. E’ ritornata a parlare di quegli attimi ma ha espresso anche un giudizio sulla condanna nei confronti del tifoso molestatore. Non ha usato mezzi termini ed ha fatto capire che si è trattato di una battaglia vinta. Non solamente per se stessa, ma per tutte le donne che hanno subito questo tipo di violenza. Queste sono alcune delle sue parole in merito: “Nessuno ha il diritto di violare i nostri diritti, di considerare il nostro corpo come un trofeo. Nessuno deve più umiliarci, denigrarci, considerarci un oggetto“.
Greta Beccaglia dopo la condanna: “Ricevo ancora insulti”
Non solo la condanna, ma anche un risarcimento (pari a 10mila euro) che andrà direttamente ad una onlus che combatte per i diritti violati alle donne in tutto il mondo. “Non è importante che io lo perdoni. È lui stesso che deve perdonarsi. Non provo odio, solo tristezza. Non c’è niente di allegro, nulla di carnevalesco. È una umiliazione e violenza“.
Anche se, a quanto pare, la situazione non è cambiata del tutto. Motivo? Sotto i suoi post e messaggi diretti su Instagram continua a ricevere minacce ed insulti da parte di haters. Non solo nei suoi confronti, ma anche della sua famiglia. “Dicono che la colpa è mia perché mi sono messa troppo in mostra. Resisto, non mi piego“.
