Luca Traini, il carcere e la redenzione: “Ero un mostro, oggi sono cambiato”

Luca Traini, condannato a 12 anni per aver sparato a tutte le persone di colore incontrate nella sua Macerata il 3 febbraio 2018 è tornato a parlare dal carcere

Il pistolero di Macerata, l’uomo che sparava ai neri, o più semplicemente Luca Traini, l’uomo che il 3 febbraio 2018 ha tentato di fare una strage tra le vie di Macerata per vendicare Pamela, la ragazza fatta a pezzi dal pusher nigeriano. Ora dopo più di 4 anni di carcere parla del nuovo Luca, quel Luca che se incontrasse il sé del passato cambierebbe strada.

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Luca Traini poche ore dopo l’arresto (Ansa) – Notizie.com

Non si riconosce più Luca Traini, il ragazzo che ferì 6 persone mentre girava armato di pistola nella sua Macerata. La vendetta, quella sete insaziabile che gli offuscò la mente portandolo ad un passo dalla strage. Non si riconosce quando si guarda nelle ricostruzioni di quel giorno tanto da voler dimostrare al mondo di essere una persona nuova. Lo fa dal carcere di Barcaglione in provincia di Ancona giunto quasi alla metà del percorso dietro le sbarre. “Il prossimo febbraio saremo a metà della mia pena qui in carcere”, dice Luca, “e finalmente intravedo la luce. Accusato del reato di strage aggravato dall’odio raziale è stato condannato a 12 anni di reclusione. Non mi riconosco nel Luca che vedo in televisione, oggi se lo incontrassi cambierei strada. So come sono arrivato a quel punto, ma di quel giorno ho ricordi offuscati. Non avevo la testa, ero fuori di senno e sarei dovuto essere seguito da qualcuno ma per una serie di motivi non fu così”.

Luca Traini: “Il carcere mi ha insegnato tanto, oggi non sono il mostro che pensate”

Ripercorre il suo passato, quelle ferite nel corpo e nella mente che piano piano lo hanno logorato fino a trasformarlo in un mostro capace di tanto odio. Nasce tutto da casa dove i miei genitori non andavano d’accordo e alla fine divorziarono. In quel periodo le cose non andavano bene neanche fuori da casa”, aggiunge Traini, una ragazza in particolare che frequentai per anni mi faceva stare male e non ero tranquillo”. Di quel giorno non ha ricordi, i suoi pensieri sono confusi. Riguardo a quel 3 febbraio 2018 dove rischiò di commettere una strage di innocenti commenta: stavo male, non ero in me. Oggi non mi ci riconosco, quel Luca se dovessi rincontrarlo in questo momento lo eviterei, cambierei strada”.

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Traini mentre viene trasferito a cura degli agenti della polizia penitenziaria (Ansa) – Notizie.com

Vorrei che si sapesse che oggi non sono il mostro che viene descritto nelle televisioni. Non sono più il Luca litigioso di quel tempo, le risse qua in carcere mi hanno insegnato tanto. Mi dedico all’orto, alla cucina e ad ogni attività proposta dal carcere di Barcaglione, tanto che mi sono meritato un attestato“. L’ultimo ricordo va poi alla madre scomparsa poco più di un anno fa. “Qui attraverso le sbarre riusciamo a vedere il mare, mi ricordo il primo giorno quando venni trasferito a Barcaglione. In lontananza nel mare c’era una grande nave, il suo nome era Luisa proprio come mia mamma che non c’è più. Provai una grande emozione e la sensazione che lei da lassù continui a vegliare su di me. Il carcere con le sue giornate così lunghe lo sta aiutando a pensare, a riflettere su se stesso: Devo dire grazie al carcere, perché qui ho imparato a vivere in maniera equilibrata.

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