Spuntano le foto di un incontro tra l’europarlamentare (invischiato nell’operazione Qatargate) e la giornalista
La figura di Antonio Panzeri è al centro delle discussioni dopo i recenti fatti di cronaca. Il suo nome è invischiato nell’inchiesta belga su presunte tangenti del Qatar e sul suo conto emergono fatti sempre più delicati. L’eurodeputato fondò nel 2019 la Fight impunity, la ong perquisita dalla polizia belga nell’ambito dell’inchiesta ormai denominata Qatargate che ha portato al fermo di quattro persone per presunta corruzione.
Al di là dell’aspetto processuale (le accuse devono essere provate) è perlomeno singolare assistere ai clamorosi dietrofront di chi (in passato) cavalcò l’onda mediatica legata alle accuse e ai problemi giudiziari, per attaccare determinati avversari politici, mentre ora si dimostra garantista o preferisce rimanere in silenzio. Ricordate le accuse rivolte al padre di Giorgia Meloni, legato ad alcuni trafficanti di droga in Spagna? Chi fu una delle persone più attive a scagliarsi contro il Premier italiano? Domanda retorica e risposta ancor più banale: Rula Jebral.
La giornalista si scagliò contro la Meloni: “Durante la sua campagna elettorale – scrisse la Jebreal sui social – la nuova premier italiana ha diffuso un video di stupro insinuando che i richiedenti asilo siano criminali che vogliono sostituire i cristiani bianchi. Ironicamente, il padre della Meloni è un noto trafficante di droga/criminale condannato che ha scontato una pena in un carcere spagnolo”. Parole durissime, che portarono anche molti esponenti dell’opposizione a dissociarsi. Proprio Rula spunta oggi su molti giornali, con foto che (almeno da un punto di vista etico) provocano imbarazzi.
La foto di Rula e Panzeri

Su Instagram, il 24 gennaio del 2019, Rula posava insieme a Panzeri e alla giornalista Farian Sabahi. Un incontro in cui si parlava dello scontro in Yemen e che oggi molti quotidiani riportano alla luce per evidenziare l’enorme rete di relazioni costruita negli ultimi anni da Panzieri. Nessuno mette in dubbio la buonafede di chi, in questi anni, ha portato avanti rapporti con il fondatore della Fight Impunity (che tra l’altro si poneva obiettivi altamente condivisibili, come la difesa dei diritti umani), ma risulta per lo meno singolare pensare che, tanti censori e forcaioli della prima ora (quando al centro delle polemiche sono altri) oggi diventino improvvisamente garantisti.