Alberto Scagni e Evaristo Scalco nella stessa cella del carcere di Marassi

Alberto Scagni e Evaristo Scalco sono rinchiusi nella stessa cella del carcere di Marassi a Genova: la notizia lascia di stucco.

E’ proprio questa la notizie riportata dal Corriere della Sera che nelle ultime ore ha fatto il giro del web, protagonisti assoluti: Alberto Scagni ed Evaristo Scalco, i due si trovano al momento rinchiusi nella stessa cella del carcere di Marassi a Genova.

Alberto Scagni e Evaristo Scalco
Alberto Scagni e Evaristo Scalco, foto fonte Corriere della Sera. Notizie.com

Entrambi stanno scontando la loro pena dopo avere segnato due gravi fatti di sangue negli ultimi mesi sempre a Genova: i due si trovano al momento nella sezione sanitaria della casa circondariale genovese.

Alberto Scagni, è lui che il 1 maggio scorso ha ucciso con 19 coltellate la sorella Alice e Evaristo Scalco che invece il 2 novembre ha compito a morte con una freccia scoccata dalla finestra di casa Javier Miranda Romero. Insieme a loro, nella cella, anche un altro detenuto, arrestato per maltrattamenti.

Alberto Scagni e Evaristo Scalco nella stessa cella: “Il carcere deve prendersi la responsabilità”

Credo che qualunque cosa possa accadere non potrà non essere ascritta alla responsabilità delle Autorità che hanno preso questo provvedimento. Ritengo che Alberto Scagni debba prima di tutto essere curato per le sue evidenti patologie psichiatriche in idonee strutture” sono queste le parole riportate dal Corriere della Sera e pronunciate dall’avvocato Fabio Anselmo per assiste i genitori di Alice Scagni.

Prigione, foto fonte Pixabay. Notizie.com

E’ infatti una scelta che desta non poche preoccupazioni, quella presa dal carcere, in particolare per la personalità di Scagni, che come riporta sempre il Corriere della sera, è ritenuto dalla sua famiglia completamente incapace di intendere e di volere. Discorso diverso per Evaristo Scalco: visto il suo reato, infatti, metterlo in una cella comune avrebbe potuto creargli non pochi problemi, visto l’aggravante razziale.

Da questo motivo, è nata la decisione del carcere di Genova, che sembra essere un vero e proprio compromesso: ad oggi la convivenza sembra non avere creato nessun tipo di problema, non resta che aspettare per capire come andranno le cose in futuro.

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