Indagine su minorenni sfruttati e discriminati nelle coop della moglie di Aboubakar

Le denunce raccolte dal sindacato Uiltucs nei confronti delle coop Karibu e Consorzio Aid al vaglio della Procura di Latina

Una storia che, se confermata, fa impallidire e rabbrividire. E qualcuno dovrà dare spiegazioni anche in modo piuttosto approfondito. Sopravvissuti a viaggi infernali attraverso l’Africa e alle onde del Mediterraneo, soli e fragili, diversi migranti ragazzini arrivati nel Lazio avrebbero trovato un altro inferno. Denunciano di essere stati maltrattati e privati anche dei servizi essenziali, come luce e acqua, nelle strutture di due cooperative pontine, gestite dalla suocera e dalla moglie del deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, Aboubakar Soumahoro, a cui sono stati affidati progetti finanziati dalla Prefettura pontina e da altri enti.

Il deputato Soumahoro in Parlamento (Ansa)

Quei racconti fatti al sindacato Uiltucs sono ora al vaglio della Procura di Latina, che ha aperto un’inchiesta. E i carabinieri stanno già indagando, partendo da quanto riferito da una trentina di lavoratori delle coop Karibu e Consorzio Aid, i quali sostengono in alcuni casi di non ricevere lo stipendio da quasi due anni, che sono stati costretti a lavorare in nero, che gli accordi raggiunti davanti all’Ispettorato del Lavoro sono stati disattesi e che alcuni di loro si sono visti anche chiedere fatture false per poter ottenere la paga.

Le denunce al sindacato Uiltucs, la Procura di Latina indaga

Carabinieri
Un’indagine dei carabinieri ha fatto venire alla luce maltrattamenti a minorenni (Ansa)

Una vicenda su cui gli investigatori stanno cercando di far luce. Già sono stati acquisiti diversi documenti, partendo dalle denunce fatte dai minori al sindacato e dagli screenshot delle chat tra i vertici delle coop e alcuni lavoratori, oltre a documentazione sempre delle cooperative trovata in dei cassonetti a Sezze, dove ha sede la Karibu

L’elettricità e l’acqua sono state tagliate per molto tempo. Non c’è cibo né ci sono vestiti. Stavamo lavorando e poi ci hanno spostato in un posto a Napoli peggiore del primo e tutti quelli che lavorano qui sono razzisti”. A lanciare un grido di dolore è Nader, un minorenne ospite di una delle strutture per migranti a Latina gestite dalle coop della suocera e della moglie dell’onorevole Soumahoro. Una storia simile a quella di Ziyad, 16 anni: “Il cibo non era buono e non c’era acqua né elettricità. Dopo tutto questo hanno chiuso a chiave questa casa perché non c’erano soldi”. Oltre a Nader e a Ziyad, a rivolgersi a Uiltucs sono stati poi Ahmed, che ha lamentato di non aver ricevuto dalle cooperative denaro e vestiti e che il vitto “non era buono”, e Abdul, 17 anni: “L’ultimo mese non c’era acqua né elettricità… ci hanno mandato tutti in posti cattivi e anche maltrattati”

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