Andrew Garfield confessa: “Durante Spiderman ho avuto paura della fama”

Andrew Garfield ha voluto parlare delle difficoltà incontrate durante il percorso nei due The Amazing Spiderman.

Quello di Andrew Garfield è stato senza dubbio uno Spiderman controverso, con svariati sostenitori e altrettanti detrattori. I due film girati dall’attore britannico (The amazing Spiderman e The Amazing Spiderman 2) hanno polarizzato con forza le opinioni di appassionati e non, ancor più rispetto alla precedente esperienza di Tobey Maguire e la successiva di Tom Holland.

Nonostante ciò, il simpatico Garfield è stato senza dubbio sottoposto ad un’attenzione mediatica paragonabile ai suoi due colleghi di costume e, recentemente, ha voluto parlare della difficile gestione della popolarità e del suo piano di riserva nel caso la sua carriera non fosse decollata dopo l’interpretazione di Peter Parker. 

Le parole di Garfield

Ecco le parole ai microfoni di GQ dell’attore ormai trentanovenne: “È stata un’esperienza interessante, questo è certo. Se ripenso al me ventiseienne e a quel ruolo mi viene da dire: ‘Cazz*o, era roba tosta con cui fare i conti‘. Lo desideravo ardentemente, ero pronto, ero disposto. Non sembrava un fardello, ma alcuni elementi sono stati… diciamo che ho avvertito il pericolo, sia della fama, che dell’esposizione mediatica”.

Andrew ha poi proseguito: “Anche dopo aver accettato il ruolo mi dicevo ‘Voglio assicurarmi di poter fare Angels in America e Morte di un commesso viaggiatore nel giro di qualche anno’. Volevo prima di tutto fare l’attore di teatro, perché sembra qualcosa di permanente. Se avessi potuto fare teatro per il resto della vita anche davanti a un pubblico di 50 persone a sera, so che la mia vita sarebbe stata soddisfacente. Non voglio essere superficiale, ma è così. Se tutto fosse andato storto avrei affittato una appartmento a Londra e avrei fatto solo teatro”.

Garfield ha anche accennato all’esperienza di No Way Home: Ho trattato il mio ritorno come una speccie di cortometraggio su Spider-Man e i suoi amici. Non ho sentito pressione, perché era tutta sulle spalle di Tom [Holland], è la sua trilogia. Io e Tobey eravamo lì per sostenerlo e per divertirci i più possibile, ma anche per lasciar scatenare l’immaginazione, la creatività e l’ingegno, oltre a una certa dose di infantilismo. […] Sin da subito ci siamo sentiti come fratelli e suppongo si veda anche nel film

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