Dopo la manifestazione con il Terzo Polo, l’ex sindaco annuncia la sua candidatura. Ma i dem: «Non accettiamo imposizioni, servono le primarie»
La farsa è finita, andate di buon passo. Dunque Letizia Moratti, ex vice presidente della Lombardia, con una sorta di sermone laico, ha ufficializzato con il centrodestra, tradendo così tutta la sua storia politica, ufficializzando la propria candidatura con il Terzo polo di Carlo Calenda e Matteo Renzi per le regionali del prossimo anno. Dopo aver fatto il presidente della Rai, il ministro dell’Istruzione nel governo Berlusconi, il sindaco di Milano con una giunta di centrodestra, la Regione, e l’indicazione per la corsa al Quirinale, la Moratti ha scelto d’intraprendere «un nuovo appassionante cammino per dare le risposte che la Lombardia merita, perla costruzione di una coalizione vincente». Come se vent’ anni con il centrodestra fossero stati un grande abbaglio. Sulla scelta del percorso non comporta dubbi, nonostante i balletti delle scorse settimane, fra dichiarazioni polemiche settimane e stizziti silenzi, quasi a voler eliminare la rissa, soprattutto dopo l’esclusione dal governo. Mancava solo il colpo di teatro, per completare la farsa. Quanto alla coalizione, la questione è più complessa, considerando lo stato di salute del Pd, granitico solo nel bocciare la scelta di Calenda nel candidare la Moratti. «Noi non la sosteniamo», dice lapidario il segretario lombardo del Pd, Vinicio Peluffo, dando corpo al pensiero della maggioranza del partito.
«Siamo disponibili a confrontarci ma vogliamo imporre niente a nessuno né farci imporre niente da nessuno», sottolinea l’esponente dem, tornato a promuovere le primarie di coali. «La Moratti è la loro proposta? Loro devono sedersi a un tavolo e discutere». Stando all’esperienza delle ultime politiche, molte sedie resteranno vuote. L’autocandidatura della Moratti», rincara il segretario di Più Europa, Benedetto Della Vedova, «proprio mentre si discutendo di una possibile candidatura liberaldemocratica come quella di Carlo Cottarelli in grado di attrarre un consenso ampio, finisce prima di tutto per essere un assist a Fontana stesso».
Singolare che la Sinistra deve ricorrere a gente di destra come la Moratti…
Per il centrodestra, in effetti, la svolta a sinistra di donna Letizia definirla conversione risulta un po’ ostico, nonostante la mozione degli affetti, dal padre partigiano al rilancio sul 25 aprile, “indossata” dall’ex assessore al Welfare sul palco della manifestazione pro Ucraina -, rappresenta una vera e propria liberazione, facendo cadere dubbi e incertezze. Tanto che sulla ricandidatura di Attilio Fontana, arrivati a questo punto, manca solo l’ufficialità. «Prendiamo atto che le opposizioni di sinistra riconoscono l’ottimo lavoro svolto dalla Regione Lombardia in materia sanitaria e nella campagna vaccinale, afferma il coordinatore della Lega Lombarda, Fabrizio Cecchetti, «e prendiamo atto che chi, come la Moratti, fino a tre giorni fa ha governato per oltre vent’ anni da ministro, sindaco e assessore regionale con il centrodestra, adesso senza uno straccio di coerenza si candiderà per la sinistra. Contenti loro… Il centrodestra, in Lombardia, si presenterà compatto come ha fatto alle politiche».
Per il centrosinistra, invece, la fine della farsa di donna Letizia con il centrodestra, e l’inizio della commedia dell’arte con il Terzo polo, rappresenta un problema serio. «Insieme con Carlo Calenda e Matteo Renzi ho condiviso l’avvio di un percorso, una collaborazione che nasce dall’ampia e consolidata rete civica a me vicina e dal Terzo Polo, aperta all’adesione di tutti gli interlocutori politici, culturali, del terzo settore e delle associazioni, con i quali realizzeremo interessanti e positivi confronta per la costruzione di una coalizione vincente», spiega l’ex vicepresidente nel suo sermone. Tante buone intenzioni, ma di difficile applicazione.