Del Toro in difesa di Martin Scorsese: “Accorcerei la mia vita per allungare quella di Scorsese!”

Martin Scorsese è stato definito “un talento discontinuo” da The Critic e Guillermo Del Toro si è esposto in difesa del nobile collega

Nonostante la veneranda età (ottant’anni), Martin Scorsese continua a far discutere e, dopo la mastodontica diatriba Marvel, ecco arrivare un violento attacco mediatico alla sua figura da regista.

La severa critica al regista di The Departed proviene da un articolo di The Critic, una giovane rivista britannica in cui Scorsese viene definito “un talento discontinuo, cui fama e prestigio hanno aggiunto l’autoindulgenza” e dove, tra i numerosi lungometraggi confezionati in più di conquant’anni, vengono promosse poche pellicole: Re per una notte, Fuori orario, Quei Bravi Ragazzi, The Aviator e Shutter Island.

Del Toro in difesa di Scorsese

In difesa del leggendario regista newyorkese ecco un affezionato collega, Guillermo del Toro, che ha prontamente replicato alle dure parole di The Critic: “Molto, molto raramente posto qualcosa di negativo qui, ma la quantità di idee sbagliate, disattenzioni per pigrizia e aggettivi ostili non appoggiati da un senso logico è offensiva, crudele e in malafede. Questo articolo è stato scritto per generare traffico, ma a che prezzo?

Guillermo Del Toro

Il regista messicano ha poi proseguito nella strenua difesa di Scorsese: “Per fare chiarezza: se Dio si offrisse di accorciare la mia vita per allungare quella di Scorsese, io ci starei. Quest’uomo capisce il Cinema. Lo difende. Lo incarna. Ha sempre combattuto per questa arte e contro l’industria. Non è mai stato domato da nessuno e ha un posto fermo nella storia. Non sparlo, non distruggo e preferisco sostenere – ma se qualcuno pensa che WWS sia ‘fastidiosamente lento’ o che Toro Scatenato sia ‘cattivo cinema’ e che ‘nessuno studio osa pronunciare la parola no davanti a lui’. Può essere che serva qualche lezione di storia, qualche ricerca e qualche discussione sul linguaggio cinematografico. Parliamo di un articolo che per gran parte del tempo sembra voler incolpare Picasso di ‘non saper usare la prospettiva’, o Gaugin per essere ‘troppo sgargiante nei colori’. Se decidi di assalire queste colonne portanti, dovresti spiegarti – decostruisci il lavoro e costruisci la tua posizione – non basta sbattere sul piatto un’opinione con degli aggettivi ‘forti’. Quando leggo brani come questo, che puntano il dito contro una delle forze più benigne e una delle più sagge della nostra industria, sento i tremori di un’imminente collasso della cultura e mi chiedo: ‘A che pro?’ E resto perplesso”.

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