Letta lancia la sfida al centrodestra: l’accordo però non piace a tutti

Enrico Letta si dice “molto soddisfatto” per l’accordo con Azione ma i Dem dovranno rivedere i programmi e i collegi. Qualcuno rischia di rimanere deluso.

Enrico Letta ha chiarito di essere molto soddisfatto dalla stretta di mano con Calenda. Lo ha ribadito in una intervista al Corriere della Sera, sottolineando che il patto non è come molti considerano la chiusura di una sorta di telenovela estiva, ma un passo compiuto in 13 giorni per cercare “equilibrio e allargare la coalizione”. 

Letta e Calenda
Letta e Calenda (Ansafoto)

Interrogato sulla figura di Calenda ha chiarito che non si tratta di un leader “ingombrante”, ma di una personalità forte che ha avuto “un atteggiamento costruttivo”. L’obiettivo, secondo quanto riferito dai Dem, è “dare un’alternativa alla vittoria della destra che veniva considerata ineluttabile”, e che alla base dell’accordo c’è la “continuità” rispetto al lavoro di Mario Draghi. Poi il leader dei Dem ha analizzato gli scenari del centrodestra. “Vedo due partiti in calo – ha osservato riferendosi a Forza Italia e Lega -, e poi c’è Fdi in buona salute”.

Arriva quindi la sfida chiara. “Noi quattro siamo in crescita – ha sottolineato riferendosi a Pd, Calende ed Europa+, la federazione di Sinistra Italiana e Verdi -, ricordate il 2013 e il 2018? Gli elettori decideranno negli ultimi 10 giorni. La partita è aperta, ce la giochiamo”. C’è però chi non avrebbe gradito l’accordo. Soprattutto su un passaggio chiaro. Quello relativo ai collegi, che il Pd avrebbe ceduto nella misura del 30% ad Azione ed Europa+. Letta sul Corriere della sera è chiaro. “Se fossimo usciti divisi sarebbe stato un disastro. L’obiettivo giusto sarebbe stato il 76 e 24 ma preferisco conquistare i seggi e non distribuire i miei fra i collegi perdenti”. C’è però chi questo fattore non lo avrebbe proprio mandato giù.

Letta e l’accordo con Calenda: più collegi ad Azione ed Europa+, qualcuno storce il naso

Letta
Enrico Letta, segretario del Partito Democratico © Ansa

“L’obiettivo giusto sarebbe il 76 e 24”. Queste le parole di Letta in riferimento alla ripartizione dei collegi che sarebbe stata giusta. L’accordo prevede invece il 70 ai Dem e il 30 agli alleati, ma Il Giornale ha fatto una stima di quale sarebbe stato il peso ideale in base ai sondaggi. Il Pd si attesterebbe al momento attorno al 22,8% delle intenzioni di voto, mentre i nuovi compagni di viaggio in vista del 25 settembre sarebbero al momento al 4,9% secondo il noto quotidiano. Stando alle percentuali la ripartizione corretta sarebbe 82 e 18. In sostanza Letta ha dovuto cedere e non poco, e qualcuno all’interno del Pd non avrebbe gradito. 

Sarebbe il caso di un deputato del Pd e di altri colleghi rassegnati o furibondi dopo aver scoperto la scelta di Letta. Molti di loro sarebbero stati sacrificati per stringere la mano ai nuovi alleati e secondo Il Giornale si tratterebbe di “un affare costosissimo che ha fatto finire la coerenza nel tritacarne”. Alla base ci sarebbe la scelta di dire sì agli impianti di rigassificazione nonostante il Pd abbia da tempo dichiarato guerra ai combustibili fossili, e ci sarebbe un’ala del partito “sul piede di guerra”. In sostanza i Dem hanno dovuto cedere qualcosa. Per Lettà è un segnale chiaro di apertura con l’obiettivo di contrastare la coalizione di centrodestra. Per altri però il conto è salatissimo, e ora il leader dovrà capire come gestire le questioni interne, per evitare di aver reso inutile la stretta di mano con gli alleati.

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