Totti e Ilary, il commento controcorrente: è la crisi della ‘generazione padel’

Cosa c’è dietro il fenomeno dei divorzi tardivi. I cambiamenti nella società e gli errori da evitare nelle coppie.

Fiumi di inchiostro sono stati versati sulla fine del matrimonio tra Francesco Totti e Ilary Blasi. Un po’ tutti i mezzi di informazione se ne sono occupati, nessuno escluso. Compresi i quotidiani più autorevoli, che hanno dedicato alla separazione tra l’ex calciatore e la showgirl commenti e approfondimenti.

Ilary e Totti
Francesco Totti e Ilary Blasi hanno annunciato la loro separazione (ANSA)

E sono tanti i punti di vista che sono stati dati sulla conclusione della “favola moderna” tra i due. C’è chi addirittura, come la giornalista e scrittrice Natalia Aspesi sulle colonne di Repubblica, si è spinta a parlare di una “coppia tradizionale” che “ce la fa ad uscire dalla prigione dei doveri della celebrità e dalla fallace promessa del per sempre. Un commento condito da parole di esultanza per la separazione, definita come una vittoria della “normalità”. Come se la “normalità” fosse il matrimonio “a tempo”, non il suo durare per sempre. Una lettura, quella di Repubblica, che non stupisce perché coerente con la linea editoriale, cultura e politica del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari.

Le cause dei divorzi tardivi

Ma c’è un altro aspetto della vicenda Totti-Blasi che merita di essere esaminato, perché va oltre le letture abbastanza scontate dell’informazione mainstream e analizza alcuni problemi di fondo della nostra società. Tra questi il fenomeno dei divorzi tardivi, che sempre più si sta diffondendo. A farlo è stata la testata online “La Nuova Bussola quotidiana” in un commento firmato dal giornalista Andrea Zambrano. “Quando una coppia scoppia a 45 anni si fa largo un interrogativo profondo sui perché e una domanda di senso pervade l’aere”, scrive il giornalista. “C’è la sindrome del nido vuoto, che gioca un ruolo importante. Forse non pienamente per Totti e la Blasi, che una bambina di sei anni ce l’avevano ancora in casa, ma sicuramente per molti che dopo aver educato i figli si ritrovano come due sconosciuti che non hanno nulla da condividere”, aggiunge. E alla sindrome del nido vuoto, ragiona il giornalista,ci si arriva senza accorgersene perché nessuno prima, durante la vita frenetica di pannolini e viaggi di lavoro, ti ha aiutato a riconoscere che il tempo che stavi dedicando alla cura della tua famiglia non è automaticamente la vita dedicata agli sposi. Sono due cose diverse, confonderle o farle coincidere è un errore che può rivelarsi fatale.

La crisi della ‘generazione padel’

Una partita di padel, sport in rapida ascesa
Una partita di padel, sport in rapida ascesa

Zambrano individua, però, un altro aspetto sociale che incide in modo determinante sui divorzi nelle coppie che superano i 40 o i 50 anni: l’adolescentizzazione degli adulti. “È qualcosa di diverso dalla sindrome Peter Pan”, spiega, “sembra quasi essere un’improvvisa perdita di responsabilità di un adulto che per un po’ torna a fare l’adolescente. Nonostante l’età anagrafica, c’è un’età psicologica di formazione che ti proietta verso un mondo sgravato di pensieri con le sirene del benessere, dei noleggi a lungo termine e del padel come filosofia di vita, un tennis, ma più facile, senza fatica, come giocare a racchettoni, ma in pieno inverno”.

Per Zambrano, saremmo davanti ad un processo di involuzione tardo adolescenziale di mariti/padri, i quali già hanno dovuto affrontare il turbine della femminilizzazione del maschio con l’ossessione della cura del corpo e la moda e ora, colpo di grazia, arriva pure il ritorno all’adolescenza a dare un senso di eternità alla propria soddisfazione personale”. Mariti e padri, secondo Zambrano, che non cercano più l’eternità nella loro storia d’amore ma “nel soddisfacimento dei bisogni elementari, in un’auto nuova, in una donna anch’essa alle prese con il medesimo ritorno all’adolescenza e alla perenne ricerca di un elisir di lunga giovinezza”. Per il giornalista della testata di ispirazione cattolica “a reggere il passo dell’amore rimane solo il sacramento” del matrimonio. “È l’unico ancora in grado di far vivere nel sacrificio e nell’amore quel sogno. Purché sia custodito e non strattonato qua e là come viene più comodo”, conclude.

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