Torna il bipolarismo, l’appello a Giorgia Meloni: verso una svolta moderata?

Ad oggi ci sono due partiti che sembrerebbero tornare a contendersi la guida del Paese, con l’idea di un lento ritorno a un sistema bipolare e all’alternanza tra coalizioni. Di conseguenza, per lo sprint finale che permetta di aggiudicarsi la maggioranza ritorna fondamentale il centro. 

(Ansa)

Due poli, quello del Partito democratico da un lato e di Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni dall’altro, che si presentano come sostanzialmente antitetici, opposti. Nella radicalità delle proposte di destra e sinistra, cresce però l’idea che sia in realtà nella moderazione che si conquisti la maggioranza che permetta di sedersi sullo scranno più alto di Palazzo Chigi. Così si apre il dibattito che vede la sinistra già instradata e che coinvolge invece in maniera decisa i conservatori.

Così l’invito sul quotidiano Libero dell’editorialista Alessandro Giuli è rivolto ai conservatori: iniziate a cercare consensi nell’area moderata, visto che il Pd di Letta ha già cominciato. “È un fatto innegabile che la ricomposizione in atto del paesaggio politico nazionale interpella tutto il centrodestra sul da farsi”, scrive Giuli.

Il governo dei prossimi anni si decide al centro?

Con la nascita di nuove componenti che puntino a mettere le mani su quell’area di voto, infatti, il centro-destra moderato di Forza Italia e di Silvio Berlusconi potrebbe essere infatti non sufficiente a colmare gli ammiratori di figure come Calenda, Renzi, Sala, Bonino e altri. Visto inoltre che una volta abbandonata la leadership pratica di Berlusconi, inevitabilmente sempre più avanti con l’età, i forzisti sembrano spaccarsi in due direzioni.

Con i sovranisti e conservatori da un lato, gli aspiranti neocentristi e post-democristiani dall’altro, seppure ad oggi l’esperimento cattolico e centrista sia molto più nebuloso che altro, nella variegata composizione che va da Pierferdinando Casini a Maurizio Lupi fino alle nuove formazioni di cattolici di sinistra che fanno riferimento a personalità come Stefano Zamagni, Lorenzo Dellai o Mario Giro.

In mezzo c’è però anche “l’ala ministeriale” che fa riferimento a Luigi Di Maio, spiega il quotidiano diretto da Alessandro Sallusti, che vede il Movimento 5 Stelle passare da forza di rottura, movimentista, anti-sistema e populista a guardiano nello status quo e delle intenzioni dell’establishment. Tutte forze che però sembrano guardare più a sinistra che a destra, mentre Meloni cerca di fare il bottino di consensi da sommare a quelli di Salvini. Ma in tutto ciò, se non guarda al centro il centrodestra rischia di trovarsi impreparato.

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