Giorgio Bianchi: “Non sono al servizio di Putin”

Il fotogiornalista Giorgio Bianchi è stato inserito nella lista di putiniani pubblicata dal Corriere della Sera, ma si smarca da tale accusa.

Giorgio Bianchi
Giorgio Bianchi/Facebook

Il clima politico e sociale attualmente presente in Italia è piuttosto caldo: l’allarmismo legato a possibili ingerenze filorusse nella politica e nella società italiana è molto alto. Tanto che il Corriere della Sera ha pubblicato una lista di volti noti, bollati come filoputiniani. Tra i vari nomi, figurano Alessandro Orsini, Maurizio Vezzosi, Manlio Dinucci e Giorgio Bianchi. Proprio quest’ultimo, di professione fotogiornalista, è stato accusato di lavorare per Putin, a causa del suo impegno nel documentare il conflitto attualmente in corso sin dal lontano 2014, quando non si prefigurava ancora l’ipotesi di una vera e propria guerra tra i due stati attualmente coinvolti nelle ostilità. In un’intervista per La Verità, Bianchi si smarca dall’accusa di essere filoputiniano, nonché di lavorare direttamente per il leader della Russia.

Le parole del fotogiornalista

“No, non sono al servizio di Putin. Sono otto anni che mi occupo di questo conflitto, a partire da Maidan (nel 2014, quando iniziarono ufficialmente le ostilità nel Donbass, n.d.r.). Ho sempre fatto il mio lavoro concentrandomi sui civili e limitando al minimo le questioni politiche”. Questo l’incipit di Bianchi, che si smarca fermamente dalle accuse di faziosità legate al suo lavoro da fotogiornalista.

Giorgio Bianchi
Giorgio Bianchi/Facebook

Inoltre, Bianchi sostiene quanto segue, in merito alle accuse nei suoi confronti. “Se mi avesse pagato Putin in questi otto anni, avrebbe buttato via i soldi”. Questo perché fino al 24 febbraio mi conoscevano solo gli addetti ai lavori, ora mi conosce molta più gente”. Eppure, non è per il suo lavoro da fotogiornalista che Bianchi è diventato un nome noto al grande pubblico: il reporter sostiene che tale notorietà è arrivata in seguito alle “polemiche legate alla mia persona”.

Come mai, allora, l’inserimento nella lista nera del Corriere? Secondo Bianchi, la risposta è più complessa di quanto ci si aspetti. Mi sono ritrovato in questa lista perché il governo è in grandissima difficoltà, deve far digerire alla popolazione una politica suicida rivolta contro gli interessi nazionali, dunque teme le voci dissonanti. Specie quelle che hanno tanta visibilità sui sociale network”. Da ciò, mettere Bianchi nella lista nera sarebbe un modo di redarguirlo per la sua voce, in quanto fuori dal coro? Stando al fotogiornalista, questo è quanto sarebbe avvenuto.

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