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Tecnologia

Kaspersky: i nostri dati finiscono in mano alla Russia?

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Raffaele Sposito

Aperta un’inchiesta del Garante della Privacy sull’uso di Kaspersky, antivirus russo usato dalla Pubblica amministrazione italiana.

EPA/STATE CRIMINAL POLICE RP HANDOUT

La nostra Pubblica amministrazione utilizza massivamente l’antivirus russo Kaspersky. Questo potrebbe voler dire che i 2384 enti della Pubblica amministrazione italiana che si servono dell’antivirus potrebbero essere oggetto di una fuga di dati nei confronti della Russia. Da ciò, il Garante della Privacy ha ufficialmente aperto un’inchiesta sull’uso di Kaspersky nella Pubblica amministrazione italiana. Tre anni fa, il Senato americano aveva già mostrato le proprie perplessità in merito all’uso di Kaspersky. Il software russo è stato programmato da un informatico laureato alla Facoltà di Matematica della Scuola Superiore del Kgb. Era l’87, in piena Unione Sovietica. Da ciò, il potenziale rischio legato all’uso di Kaspersky. Forse ci siamo arrivati un po’ troppo tardi rispetto agli americani?

L’indagine aperta dal Garante

Il Garante della Privacy ha dunque deciso di aprire un’istruttoria, al fine di valutare tutti i rischi relativi ai dati personali degli italiani e al loro trattamento da parte della società russa. L’iniziativa si è resa necessaria in seguito all’invasione dell’Ucraina da parte di Putin, in quanto il presidente russo, ostracizzato dalla comunità mondiale, potrebbe usare i dati personali in suo possesso per effettuare attacchi cibernetici ai danni degli utenti. Da ciò, il Garante ha chiesto a Kaspersky di fornire informazioni legate al trattamento dei dati personali degli utenti, oltre ad indicare il numero e la tipologia dei clienti italiani.

Kaspersky dovrà chiarire se i dati siano trasferiti al di fuori dell’Ue, o in ogni caso resi accessibili ad altri Paesi. Eppure, forse siamo arrivati un po’ troppo tardi rispetto agli altri Stati. La Germania ha infatti deciso di rimuovere Kaspersky. La Francia, invece, ha già emesso una nota nella quale si evidenzia il fatto che “nel contesto attuale, l’uso di alcuni strumenti digitali, in particolare gli strumenti della società Kaspersky, può essere messo in discussione a causa del loro legame con la Russia”.

EPA/STATE CRIMINAL POLICE RP HANDOUT

La difesa di Kaspersky

La società si è sempre distaccata dalle voci che volessero implicare un potenziale uso malevolo dei dati personali degli utenti. L’azienda ha rassicurato tutti i suoi clienti, asserendo che il software non si sarebbe mai prestato ad attacchi maligni per conto del Cremlino. Per questo, a novembre 2020, Kaspersky ha trasferito tutti i propri server in Svizzera, inaugurando anche un proprio Centro per la trasparenza negli Stati Uniti. Staremo dunque a vedere come si svilupperà la situazione, e cosa deciderà il Governo italiano rispetto all’uso di Kaspersky nella Pubblica amministrazione.

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Raffaele Sposito