Si tratta di un extra-bonifico per una città green. Il suo staff chiarisce in un nota al veleno: “E’ tutto lecito, non è invece legale diffonderlo pubblicamente”
Alla faccia del politically correct. L’ex premier Matteo Renzi, oggi senatore e leader di Italia Viva, rischia di finire nella bufera, politica e morale. Il leader di Italia Viva ha incassato 1,1 milioni di euro per “prestazioni fornite in qualità di consulente all’Arabia Saudita“. A dichiararlo dichiarato lui stesso rispondendo alle richieste di chiarimenti di un istituto bancario, secondo quanto riporta una Segnalazione di operazione sospetta (Sos) dell’Uif di Bankitalia visionata da “La Stampa” e dal “Corriere della Sera”. La metà dei fondi, 570 mila euro, arrivano dalla Royal commission for Al Ula, l’organismo che fa capo al regno saudita che ha lo scopo di promuovere lo sviluppo turistico del sito di Al Ula, nel deserto saudita.
A far scattare la segnalazione, un bonifico diretto di 1,1 milioni effettuato il 13 dicembre dallo stesso Renzi dal suo conto presso la filiale Bnl del Senato a un conto, sempre intestato al leader di Iv, presso un altro istituto bancario e aperto nel novembre scorso. Alla richiesta di chiarimenti, il senatore fiorentino ha dichiarato al suo consulente finanziario che si trattava appunto dei corrispettivi di consulenze “all’Arabia Saudita, finalizzate a sostenere la nascita di una città green, a scopo turistico, negli Emirati Arabi“, riporta testualmente la segnalazione.
“Si tratta di soldi leciti, non è invece lecito diffondere queste notizie”
La segnalazione cita, come origine dei fondi, una serie di bonifici “ripetitivi” di 8.333 euro ciascuno da parte di Mataiao International, un bonifico di 66.090,10 da Founder Future Investment Initiative – la “Davos del deserto“, conferenza finanziata dal fondo sovrano saudita, organizzata dal regno saudta una volta all’anno a Ryad – e uno da 570 mila euro dalla Royal Commission for Al Ula.
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Le attività professionali di Matteo Renzi “sono lecite, trasparenti e ogni centesimo che egli riceve per queste viene inserito nella dichiarazione dei redditi che per un parlamentare è pubblica. Si tratta di attività perfettamente legali. Illegale è invece la pubblicazione di questo materiale che esce scientificamente da uffici pubblici e arriva di volta in volta in redazioni diverse, come successo anche oggi, con l’unico obiettivo di attaccare mediaticamente il senatore Renzi. Le attività del senatore Renzi sono tutte legali. La violazione del segreto istruttorio, del segreto bancario, della privacy sono invece illegali“. È quanto precisa in una nota l’ufficio stampa di Renzi.