Omicron più infettiva ma meno letale: ecco perchè

Uno studio del Guardian e nuove ricerche effettuate dagli scienziati di Oxford, Leuven e Londra, confermano la differenza con la variante Delta

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Uno studio spiega le differenze tra la variante Omicron e la Delta

Da mesi scienziati ed esperti stanno studiando la famosa variante Omicron, diventata predominante in tutto il mondo. All’aumento incredibile dei casi si è però accompagnata una minor incidenza sui ricoveri e sulle morti. La nuova variante si diffonde più velocemente, ma sembra creare meno problemi. A confermarlo arrivano importanti studi di settore che ci permettono di realizzare una fotografia dettagliata della variante che sta facendo parlare di se da mesi.

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Omicron avrebbe maggiori probabilità di infettare la gola rispetto ai polmoni e quindi, secondo gli scienziati, pur rischiando di essere più infettiva sarebbe meno letale rispetto ad altre mutazioni del virus. A riportare l’importante scoperta è il Guardian, che analizza sei recenti studi internazionali. Secondo il quotidiano, “Omicron sembra più in grado di infettare la gola dove si moltiplicherebbe più facilmente che nelle cellule profonde nel polmone. Si tratta di risultati preliminari, ma gli studi puntano nella stessa direzione”. Questa ipotesi, accompagnata da recenti studi scientifici, confermerebbe la possibilità che la nuova variante si moltiplichi di più in gola, rendendola più trasmissibile.

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Omicron, i test spiegano le differenze

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Omicron, come si sviluppa e cosa porta (Getty Images)

Un fattore che giustificherebbe i numeri in crescita dei contagi, ma che rendono Omicron meno pericoloso rispetto alla prima versione del Covid, che attaccava  i polmoni ed era più pericoloso ma meno trasmissibile. Secondo uno studio del Molecular Virology Research Group dell’Università di Liverpool Omicron porta a “malattie meno gravi” nei topi, con carica virale inferiore e polmoniti meno gravi. “Il modello animale suggerisce che la malattia è meno grave della Delta e del virus Wuhan originale. Sembra essere eliminato più velocemente e gli animali si sono ripresi più rapidamente”.

Allo stesso risultato è arrivato anche il Neyts Lab dell’Università di Leuven in Belgio, che ha effettuato test sui criceti siriani. E, un’ulteriore prestampa, presentata a Nature da ricercatori Usa, conferma la tesi.Omicron – rileva poi il Centro per la ricerca sui virus dell’Università di Glasgow – sarebbe sostanzialmente in grado di eludere l’immunità dopo due dosi ma con il booster c’è “un ripristino parziale dell’immunità”.  L’ultima conferma arriva dall’University College di Londra secondo cui molti tamponi effettuati solo nel naso davano esito negativo, mentre se ripetuti anche con un prelievo in gola risultavano positivi.

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