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Cronaca

Lasciò morire la figlia di stenti, cancellato l’ergastolo per Alessia Pifferi. L’esperta: “Ha pensato solo ai propri bisogni”

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Francesco Ferrigno

Come previsto, è arrivata oggi la nuova sentenza per Alessia Pifferi. Ma la Corte d’appello ha in parte riformulato quanto stabilito in primo grado. Tutti i dettagli.

I giudici hanno deciso: ergastolo cancellato per Alessia Pifferi. Ovvero per la donna che, nel luglio 2022, lasciò morire di stenti la figlia Diana di appena 18 mesi. A stabilirlo è stata la Corte d’appello di Milano che ha accolto in parte le richieste della difesa condannando Pifferi a 24 anni di reclusione.

Lasciò morire la figlia di stenti, cancellato l’ergastolo per Alessia Pifferi. L’esperta: “Ha pensato solo ai propri bisogni” (ANSA FOTO) – Notizie.com

Per le motivazioni bisognerà attendere. I legali di Pifferi avevano chiesto che venisse riconosciuta la semi infermità mentale alla 40enne e che l’accusa venisse derubricata in morte come conseguenza di altro reato. La sostituta procuratrice generale Lucilla Tontodonati questa mattina, nella sua requisitoria durata oltre due ore, aveva chiesto la conferma dell’ergastolo inflitto in primo grado.

La pm aveva definito “congrua” la condanna, sostenendo che almeno due perizie eseguite d’ufficio hanno ritenuto Alessia Pifferi capace di intendere e di volere quando lasciò morire la figlia. La 40enne era imputata di omicidio volontario pluriaggravato per aver abbandonato la propria bambina di 18 mesi, Diana, per sei giorni dentro la casa di via Parea a Milano il 14 luglio 2022, lasciandola morire di fame e di sete.

La criminologa in esclusiva per Notizie.com: “Totalmente in disaccordo con la sentenza”

Sono assolutamente in disaccordo con la sentenza. – ha detto, in esclusiva per Notizie.com, Flavia Munafò, criminologa, direttrice dello sportello di ascolto e prevenzione Socio Donna di Roma, presidente di Sia (Sociologi italiani associati) – Alessia Pifferi era perfettamente capace di intendere e di volere. Sono state eseguite diverse perizie e moltissimi colleghi hanno lavorato sul caso di Alessia Pifferi“.

Nella requisitoria l’accusa ha parlato di una condotta particolarmente raccapricciante perché “è una condotta omissiva. Non è una madre che butta la figlia dalla finestra ma la lascia per cinque giorni a soffrire, per cinque giorni da sola nel caldo di Milano. È una vicenda dolorosissima, direi tragica, atroce”. La pm ha ricostruito come Alessia Pifferi abbia lasciato la figlia Diana in un lettino da campeggio con un biberon di latte e una bottiglietta d’acqua. Dunque era cosciente del fatto che la stava abbandonando da sola in casa.

La criminologa in esclusiva per Notizie.com: “Totalmente in disaccordo con la sentenza” (ANSA FOTO) – Notizie.com

“Ha pensato solo e unicamente ai propri interessi, ai propri bisogni e alle proprie necessità, ignorando completamente quelli della figlia. – ci ha spiegato la criminologa – Questo conferma, ancora di più, anche alla luce delle consulenze tecniche di parte, che Alessia Pifferi era in grado di intendere e di volere. Pertanto, a mio avviso, 24 anni di carcere non sono sufficienti: era necessario confermare l’ergastolo. Bisogna far capire che, quando si agisce in un determinato modo, le conseguenze devono essere importanti, giuste ed eque. Alessia Pifferi ha lasciato morire, dunque ha ucciso, una bambina di 18 mesi”.

L’avvocata Alessia Pontenani ha definito la sua cliente “un vaso vuoto. Non riesce a ragionare“. Secondo la legale “tutti i test anche del primo grado ci dicono che Pifferi non ragiona. Non riesce a trovare soluzioni alternative. Non è una persona normale. Lei ragiona a modo suo. Nel momento in cui lascia la prima volta la bambina da sola con due biberon, arriva a casa e vede che sta bene”. Per Pontenani, sino alla morte della piccola, nessuno si è mai preoccupato né di Alessia né di Diana.

La sorella di Alessia: “Sentenza che lascia l’amaro in bocca”

Perché avrebbe dovuto uccidere la bambina? Poteva ucciderla in tutti in modi. – ha detto l’avvocata – Richiede molto coraggio da parte vostra perché se prenderete una decisione diversa da quella richiesta della procura sarete sui giornali indicati come pazzi, ci vuole coraggio sia per difenderla che per giudicarla. Bisogna avere coraggio di andare contro l’opinione pubblica”. Pontenani ha puntato il dito non solo contro le istituzioni ma anche contro la famiglia di Alessia: “Non c’è stato tessuto sociale, non c’è stato affetto, nessuno si è occupato di lei: certo lei è antipatica, racconta bugie, ma non è possibile che nessuno si rendesse conto”.

Dopo una camera di consiglio durata alcune ore, i giudici hanno confermato l’accusa di omicidio volontario. Ma hanno riformulato la pena in 24 anni di reclusione. Sono state riconosciute le attenuanti generiche, ma per conoscere i dettagli bisognerà attendere le motivazioni. Maria Assandri e Viviana Pifferi, madre e sorella dell’imputata, erano parte civile nel procedimento. “Questa sentenza lascia l’amaro in bocca, un incubo e il dolore per una bambina che non c’è più”, ha detto Viviana.

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Francesco Ferrigno