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Esteri

Il Venezuela come Cuba, è la nuova linea rossa tra Washington e il Cremlino: il Madman Plan di Donald Trump

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Francesco Ferrigno

Esercitazioni militari, operazioni contro i cartelli della droga e dichiarazioni contrastanti. La presenza Usa nel mar dei Caraibi farebbe presagire attività imminenti. L’analisi dell’Ispi.

Gli Stati Uniti stanno ammassando un enorme numero di uomini e mezzi nel mar dei Caraibi. Gli continuano a condurre diversi attacchi contro presunte imbarcazioni di narcotrafficanti, causando decine di morti.

Il Venezuela come Cuba, è la nuova linea rossa tra Washington e il Cremlino: il Madman Plan di Donald Trump (ANSA FOTO) – Notizie.com

Il reale obiettivo dell’amministrazione di Donald Trump sarebbe il Venezuela. Un proposito che lo stesso tycoon nelle scorse ore non ha più lasciato alla sola immaginazione. “Non stiamo pensando ad una guerra, ma i giorni di Nicolás Maduro sono contati”, ha detto Trump. Gli Usa considerano quello governato da Maduro, rieletto quest’anno tra le accuse di brogli, un narco-Stato devastato dal socialismo.

Ci sono insomma segnali contrastanti su un potenziale intervento Usa in Venezuela, ma l’attacco potrebbe essere imminente. “Sulla motivazione reale c’è abbastanza poco, come ha riconosciuto lo stesso Trump. Se gli Stati Uniti volessero davvero colpire un obiettivo credibile sul tema del traffico di stupefacenti, dovrebbero guardare altrove: in Colombia, ovviamente, o in Messico, e in misura anche più ampia.

La Colombia, in questo momento, non ha rapporti particolarmente buoni con gli Stati Uniti, al contrario del Messico, con cui invece i rapporti si sono notevolmente rafforzati”. A parlare, in esclusiva per Notizie.com, è Gianluca Pastori, ricercatore dell’Italian institute for international political studies (Ispi), professore di Storia delle relazioni politiche tra Nord America ed Europa presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.

Pastori (Ispi) in esclusiva per Notizie.com: “Oggi Russia e Venezuela sono compagni di strada”

La Russia, intanto, ha parlato apertamente di “partenariato strategico” con Caracas e non ha escluso forniture militari avanzate. Il Venezuela è diventato una sorta di “nuova Cuba” sotto tutela del Cremlino? “L’avvicinamento della Russia al Venezuela risale già al 2019, – ci ha spiegato Pastori – all’epoca delle contestate elezioni che portarono, almeno formalmente, alla rielezione di Maduro.

Già allora ci furono forti tensioni con gli Stati Uniti, e sia Russia che Cina presero posizioni nette a sostegno del governo di Caracas. Quindi, questo partenariato può rafforzarsi ulteriormente, ma non è qualcosa di veramente nuovo. Detto ciò, dire che il Venezuela sia ancora un attore pienamente autonomo è difficile: oggi Russia e Venezuela sono compagni di strada, più che partner paritari”.

Pastori (Ispi) in esclusiva per Notizie.com: “Oggi Russia e Venezuela sono compagni di strada” (ANSA FOTO) – Notizie.com

Maduro dal canto suo ha rilanciato la sfida ammonendo che “nessuno ci toglierà la nostra democrazia“. La leader dell’opposizione venezuelana e Premio Nobel per la Pace 2025 María Corina Machado, sostiene le azioni del presidente americano contro i cartelli della droga e la pressione nei confronti di Nicolás Maduro. “Il popolo venezuelano – ha detto – appoggia pienamente il presidente Trump e la sua strategia perché lottiamo da 26 anni per liberare il nostro Paese“. Dopo tanti anni, si sta giungendo ad una nuova “crisi dei missili”?

Gli Stati Uniti sono tornati a occuparsi in modo deciso del loro ‘giardino di casa’.ha continuato il ricercatore Ispi – È un tema che Trump aveva già sollevato all’inizio del suo mandato, quando parlava della necessità di riportare sotto controllo statunitense il Canale di Panama. E quando tirò fuori quella frase che molti presero per una battuta, quella sul Golfo del Messico che ‘si sarebbe dovuto chiamare Golfo d’America’.

Poi firmò anche un ordine simbolico in questo senso. L’idea del Golfo d’America rappresenta proprio questo: considerare lo spazio caraibico e l’America Centrale come una sfera d’influenza strategica per Washington. E agire di conseguenza, anche con un impegno militare consistente, come stiamo vedendo in questi giorni“.

“La vecchia strategia del matto di Nixon, la Madman strategy”

L’Unione europea ha lanciato un monito sul possibile intervento armato degli Usa in Venezuela. Al Paese è stato confermato l’invio di un nuovo pacchetto di aiuti umanitari da 14,5 milioni di euro. “Condividiamo l’obiettivo di smantellare il crimine organizzato. Ma qualsiasi azione deve rispettare il diritto internazionale“, ha avvisato una portavoce della Commissione Europea, rimandando però agli Stati Uniti l’onere di rispondere alle questioni più specifiche.

Più che una strategia di escalation controllata, a me sembra la vecchia strategia del matto di Nixon, la Madman strategy. – ha dichiarato Gianluca Pastori – Cioè: mandare segnali contraddittori, direttamente o attraverso vari organi dell’amministrazione, per seminare incertezza nell’interlocutore, impedirgli di capire le reali intenzioni. E spingerlo a fare concessioni per paura di una reazione sproporzionata o fuori controllo. Si tratta di inviare segnali contraddittori ma con un obiettivo chiaro alle spalle”.

E qual è questo obiettivo? “Affermare la centralità degli Stati Uniti nell’emisfero occidentale. – ha concluso il ricercatore – Quindi non è tanto una questione diretta con il Venezuela. Chiamiamolo strumento, pretesto o capro espiatorio. Maduro è un obiettivo facile, e si presta bene a questa dinamica. In realtà, Trump sta parlando al Venezuela per mandare un messaggio a metà del mondo, agli alleati e agli avversari insieme”.

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Francesco Ferrigno