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Cronaca

Perché il femminicidio di Jessica è il più grande fallimento della società: sola in vita, “colpevole” dopo la morte

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Francesco Ferrigno

Non si placano le polemiche sul femminicidio di Jessica Stappazzollo, uccisa dall’ex che si è liberato del braccialetto elettronico. L’analisi della criminologa e sociologa.

Mi viene da pensare che non ci sia stato un supporto sufficiente per questa ragazza, affinché potesse affidarsi al sistema e non ritirare la denuncia. Si può definire solo così: un fallimento sociale”.

Perché il femminicidio di Jessica è il più grande fallimento della società: sola in vita, “colpevole” dopo la morte (FACEBOOK FOTO) – Notizie.com

A parlare, in esclusiva per Notizie.com, è Flavia Munafò, criminologa, direttrice dello sportello di ascolto e prevenzione Socio Donna di Roma, presidente di Sia (Sociologi italiani associati). Il caso è quello di Jessica Custodia de Lima Stappazzollo, 33enne brasiliana vittima dell’ennesimo femminicidio compiuto la notte tra lunedì e martedì scorsi a Castelnuovo del Garda, in provincia di Verona. Per il delitto è finito in carcere l’ex compagno Douglas Reis Pedroso.

L’uomo, già interrogato dalla gip Paola Vacca nel carcere veronese di Montorio, era già stato segnalato ripetutamente alle forze dell’ordine. Nei confronti del violento era stato emesso un ordine di divieto di avvicinamento e gli era stato applicato il braccialetto elettronico. Del dispositivo, però, così come di quello in uso a Jessica per segnalare eventuali accostamenti, al momento non c’è traccia.

Douglas Reis Pedroso ha confessato di avere ucciso l’ex compagna

L’arresto è stato convalidato. L’uomo ha ammesso di avere ucciso l’ex compagna, fornendo però un racconto con molte lacune, senza spiegare cosa abbia scatenato la furia che lo ha portato a colpire 27 volte la 33enne e spiegando di non ricordare perché aveva assunto sostanze stupefacenti. La vittima aveva una figlia, nata da una precedente relazione, che proprio a causa delle ripetute violenze maturate nell’ambiente domestico era stata data in affido esclusivo al padre

È vero che sono state messe in atto le misure preventive, come il braccialetto elettronico. – ci ha spiegato Munafò – Ma dobbiamo riflettere su un punto: se un femminicida riesce a togliersi il braccialetto elettronico, probabilmente c’è qualcosa nel dispositivo che non ha funzionato. Andrebbero effettuate revisioni costanti di questi strumenti di sicurezza.

Douglas Reis Pedroso ha confessato di avere ucciso l’ex compagna (ANSA FOTO) – Notizie.com

In secondo luogo, occorre capire per quale motivo la ragazza, la vittima, non portasse con sé il dispositivo di emergenza, quello che segnala la violazione del limite di distanza da parte di chi è sottoposto alla misura”.

Nelle scorse ore a Castelnuovo del Garda si è tenuta una fiaccolata in ricordo della 33enne. Alla cerimonia ha partecipato anche Rosimeri Stappazzollo, mamma di Jessica, uccisa con una raffica di coltellate. La fiaccolata, organizzata dall’amministrazione comunale, ha radunato sindaci e amministratori dei Comuni veronesi. Circa 400 persone hanno voluto testimoniare la loro vicinanza ai familiari. La mamma di Jessica è apparsa molto provata dalla tragedia, epilogo di un crescendo di maltrattamenti e violenze subiti dalla figlia.

La sociologa Munafò in esclusiva per Notizie.com: “Le vittime di violenza devono essere affiancate”

“Le vittime di violenza – ha continuato la criminologa – devono essere affiancate, supportate, accompagnate passo dopo passo, come prevede la prassi. Bisogna interagire con loro, non lasciarle sole, non farle sentire abbandonate e, soprattutto, non farle sentire colpevoli. Perché oltre al percorso di denuncia, che è già di per sé molto pesante, c’è poi l’applicazione del braccialetto elettronico. Una misura forte e importante, ma anche dal significato profondo per chi ha trovato il coraggio di denunciare”.

Sono state 27 le coltellate sferrate da Douglas Reis Pedroso. Lo ha rivelato l’autopsia sul corpo della 33enne. L’esame, disposto dal pubblico ministero Federica Ormanni che coordina l’indagine, è stato eseguito all’Istituto di Medicina legale del Policlinico di Borgo Roma. L’autopsia ha stabilito che la donna è stata raggiunta al torace da quattro fendenti. Due l’hanno colpita al cuore, causando la morte per shock emorragico. L’ora precisa del decesso invece non è ancora certa, probabilmente nella notte tra domenica e lunedì, poi circa 24 ore più tardi è stato scoperto il femminicidio.

Il nostro fallimento è stato nell’aver lasciato sola questa ragazza. – ha concluso Munafò – Il nostro fallimento è nel non aver controllato che i dispositivi funzionassero. Un controllo che andrebbe fatto costantemente. E il nostro più grande fallimento, soprattutto, è quello che leggiamo in questi giorni sui giornali: la tendenza a rendere la vittima colpevole. È una deriva purtroppo spesso alimentata dai mass media, utilizzata per giustificare, per minimizzare, per mettere in secondo piano l’ennesimo femminicidio e la sua gravità.

Gravità che, in questo caso, è ancora più evidente leggendo gli atti. Il carnefice si è accanito sulla vittima in modo disumano, con una brutalità incredibile, e con precedenti di violenza, fino ad averla già in passato sfregiata al volto. Il nostro più grande fallimento oggi è questo: continuare a permettere che qualcuno possa ancora parlare della vittima come se fosse colpevole”.

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Francesco Ferrigno