Jessica Strappazzollo Custodio de Lima è morta per mano dell’ex compagno, già colpito da un divieto di avvicinamento. La procedura funziona davvero? Ne abbiamo parlato con un’esperta.
“Serve un uso più mirato e qualificato del Codice, che distingua le situazioni di rischio reale da quelle che necessitano di altri strumenti di protezione. Per non sovraccaricare un sistema già complesso”.
A parlare, in esclusiva per Notizie.com, è l’avvocata Ilaria Pempinella, presidente del comitato scientifico di Aicis, l’Associazione italiana criminologi per l’investigazione e la sicurezza. Il caso è quello di Jessica Strappazzollo Custodio de Lima di 33 anni, uccisa nelle scorse ore a Castelnuovo del Garda, non lontano da Verona. L’assassino è il suo ex compagno, Reis Pedroso Douglas di 41 anni, che si è accanito sulla donna con un numero smisurato di coltellate.
Dalle indagini è emerso che l’uomo si è tolto il braccialetto elettronico per aggirare il divieto di avvicinamento alla donna rimediato pochi mesi fa a seguito di una violenta aggressione. L’apparato consegnato alla donna per controllare l’x fidanzato è stato invece rinvenuto nel garage di casa della madre, a Ponti sul Mincio. Le violenze nei confronti di Jessica sono state commesse in un periodo che va almeno da agosto 2024 ad aprile 2025.
“Quando ci chiediamo come sia possibile che, nonostante il Codice rosso, continuino a verificarsi tragedie, dobbiamo distinguere tra la teoria normativa e la pratica operativa. – ci ha spiegato l’avvocata – Il sistema, di per sé, è costruito su basi solide. Il Codice rosso, introdotto con la Legge 69 del 2019, ha modificato il Codice penale e quello di procedura penale, imponendo alla magistratura e alle forze dell’ordine un obbligo di tempestività nella trattazione dei reati di violenza domestica e di genere.
Ogni volta che si verifica un intervento per violenza, viene automaticamente attivato il protocollo del Codice rosso. È un percorso che, sulla carta, funziona. Viene definito l’ufficio procedente in base alla competenza territoriale (carabinieri nei centri minori, Questure nelle aree urbane) e il caso passa rapidamente agli uffici specializzati, come la squadra mobile, l’Ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico o la Divisione anticrimine, che ne curano l’aspetto operativo e amministrativo“.
Il corpo senza vita di Jessica Strappazzollo è stato rinvenuto nella casa di Pedroso. Lui stesso ha chiamato i carabinieri, dicendo anche di volersi suicidare. Su di lui pendeva una lista infinita di precedenti di violenza. La Procura il 17 settembre ne aveva chiesto il rinvio a giudizio.
PER APPROFONDIRE: La tragedia di Pamela Genini: le minacce con la pistola, i segni sul volto. La criminologa: “Concentrarsi sulla psiche del carnefice”
Nel corso delle indagini preliminari Reis Pedroso aveva subito anche un arresto in flagrante, il 21 aprile. In quell’occasione aveva gettato a terra Jessica, l’aveva trascinata per i capelli sull’asfalto, l’aveva colpita al volto con tre pugni e poi, ripetutamente, con la chiave della macchina. Da allora gli era stato vietato di avvicinarsi a meno di 500 metri dalla donna e ai luoghi che lei frequentava e gli era stato applicato, quasi un mese dopo, il braccialetto elettronico.
“Quando il magistrato – ha continuato Ilaria Pempinella – dispone l’applicazione di una misura cautelare, come il divieto di avvicinamento previsto dall’articolo 282-ter del Codice di procedura penale o gli arresti domiciliari con controllo elettronico ex articolo 275-bis, la procedura si complica per motivi che non sono giuridici, ma logistici.
Il dispositivo di controllo, cioè il braccialetto elettronico, è gestito da un operatore privato, Fastweb, che ne coordina la distribuzione e la gestione tecnica. Ciò significa che, in caso di carenza di dispositivi, l’attuazione concreta della misura può richiedere anche venti o trenta giorni. E durante quel tempo, la protezione rimane solo teorica”.
Gli inquirenti indagano per capire dove e quando Reis Pedroso si sia disfatto del dispositivo. La Procura contesta a Reis Pedroso anche violenze sessuali commesse a dicembre nei confronti della sorella della compagna. Nella casa di Castelnuovo viveva pure una bambina, che Jessica aveva avuto da una precedente relazione. Su richiesta del padre, però, proprio a causa del clima familiare violento, alla donna era stato tolto l’affidamento della figlia.
“C’è poi un ulteriore aspetto, meno noto ma decisivo. Il giudice, nel disporre la misura, stabilisce le distanze di sicurezza tra vittima e autore. – ha dichiarato la criminologa – Tuttavia, in contesti territoriali ristretti, come piccoli centri o zone densamente popolate, le distanze imposte possono risultare talmente minime da vanificare l’effetto deterrente della misura.
A questo si aggiunge la complessità tecnica. Ogni allerta del braccialetto è gestita in tempo reale dalle sale operative, ma può generare anche venti falsi allarmi al giorno. Questi malfunzionamenti, spesso dovuti a limiti di segnale o errori di calibrazione, creano un sovraccarico di segnalazioni che rallenta la reattività delle pattuglie e mette in discussione l’affidabilità dello strumento”.
A lanciare l’allarme sulla scomparsa di Jessica sono stati alcuni suoi amici, perché non rispondeva più a chiamate e messaggi. L’uomo era noto per l’abuso di alcol e stupefacenti, ma anche per l’aggressività che lo aveva portato ad avere una violenta rissa con un conoscente. E non è bastata neanche una misura come il braccialetto a impedirgli di massacrare a coltellate la compagna.
“Il Codice rosso, nato per rendere più rapida la tutela delle vittime, rischia oggi di disperdere il proprio valore se applicato in modo eccessivamente generalizzato. – ha concluso Pempinella – Se tutto diventa emergenza, nulla lo è davvero. Serve un uso più mirato e qualificato del Codice, che distingua le situazioni di rischio reale da quelle che necessitano di altri strumenti di protezione. Per non sovraccaricare un sistema già complesso.
Perché la legge può salvare solo se è in grado di muoversi con la stessa velocità di chi è in pericolo. Ed è questo l’obiettivo che dobbiamo perseguire. Con equilibrio ma anche con la consapevolezza che dietro ogni norma ci sono vite che chiedono di essere protette, non statistiche da aggiornare”.