Ora è al perielio, ma tra non molto 3i/Atlas saluterà il nostro Sistema solare per continuare il suo viaggio carico di misteri insoluti nello spazio profondo. L’analisi del ricercatore Inaf.
“Non c’è nessun motivo per ritenere che Atlas sia qualcosa di diverso da una cometa. Non mostra accelerazioni anomale nella sua traiettoria: passerà vicino al piano dell’eclittica, poi si allontanerà per tornare nello spazio interstellare”.
A sgombrare il campo da fake news e teorie cospirazioniste sull’oggetto interstellare 31/Atlas è Albino Carbognani, ricercatore dell’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf). In esclusiva per Notizie.com, l’esperto ha analizzato gli ultimi aggiornamenti in merito alla cometa che proprio oggi, mercoledì 29 ottobre, è in fase di passaggio al perielio, ovvero nel punto più vicino al nostro Sole lungo la sua orbita. Poi, si ritufferà verso gli spazi interstellari da cui proviene.
“Quando gli astronomi parlano di ‘capsula del tempo’ – ci ha spiegato il ricercatore Inaf – intendono dire che questa cometa è un residuo primordiale, rimasto quasi immutato fin dalle prime fasi di formazione del suo sistema stellare d’origine. La 3i/Atlas è infatti una cometa interstellare, proviene cioè da fuori del nostro Sistema solare.
Probabilmente è stata espulsa dal disco protoplanetario che ruotava attorno a un’altra stella. Da allora ha viaggiato per miliardi di anni nello spazio interstellare, dove la densità di gas e polveri è estremamente bassa. Questo le ha permesso di restare inalterata rispetto alla sua composizione originaria. A differenza delle comete del nostro sistema, che passando vicino al Sole perdono massa, si riscaldano e cambiano struttura, una cometa interstellare rimasta lontana da tutto e da tutti conserva le caratteristiche iniziali”.
Scoperta dal sistema di rilevamento Atlas (Asteroid terrestrial-impact last alert system) il 1 luglio scorso, la cometa rappresenta il terzo oggetto interstellare confermato che proviene da fuori del nostro Sistema solare. Una scoperta precoce rispetto ai precedenti oggetti, 1i/’Oumuamua e 2i/Borisov, che ha fatto sì che cominciasse un monitoraggio intenso dell’oggetto. Sin dall’inizio della sua osservazione, comunque, non ha mai rappresentato un pericolo per la Terra. Esistono margini d’errore che potrebbero cambiare le interpretazioni in merito alla natura di Atlas?
“Al momento no. – ha chiarito Carbognani – Per avere maggiori certezze bisognerebbe inviare una sonda capace di scendere sul nucleo e studiarlo da vicino. Ma oggi non abbiamo motivi per ritenere che il quadro che le ho descritto sia sbagliato”. Il telescopio James Webb ha rilevato una coma dominata dal biossido di carbonio, con un rapporto CO₂ / H₂O molto alto rispetto a quello che ci si aspetta da molte comete del Sistema Solare. La fisica delle comete è diversa fuori dal Sistema solare?
“No, in realtà no. La scia di ghiaccio è stata osservata circa all’altezza dell’orbita di Giove, quando Atlas mostrava già una chioma, il che indica che il nucleo stava liberando nello spazio elementi volatili come la CO₂. – ha dichiarato il ricercatore – È qualcosa che avviene anche con molte comete del nostro Sistema solare. Alcune, come per la Hale-Bopp nel 1997, erano già attive a 13 unità astronomiche dal Sole, quindi molto più lontane della 3I Atlas.
Lo stesso è successo con la cometa Boattini, attiva già all’altezza dell’orbita di Urano. Quindi l’attività di Atlas non è affatto anomala. Le comete non sono fatte solo di ghiaccio d’acqua. Ma anche di ghiacci di elementi più volatili, come ossido di carbonio o anidride carbonica, che evaporano molto prima dell’acqua. Questi ghiacci ‘esotici’ possono quindi innescare l’attività cometaria anche a grandi distanze dal Sole”.
Avi Loeb, un astrofisico associato a Harvard, aveva avanzato l’ipotesi che alcune caratteristiche di 3i/Atlas potessero suggerire che l’oggetto potesse essere un manufatto alieno capace di accelerazioni anomale.
“Non c’è nessun motivo – ha affermato l’esperto Inaf – per ritenere che Atlas sia qualcosa di diverso da una cometa. Non mostra accelerazioni anomale nella sua traiettoria: passerà vicino al piano dell’eclittica, poi si allontanerà per tornare nello spazio interstellare. Solo se improvvisamente cambiasse traiettoria, per esempio frenando e mettendosi in orbita attorno al Sole, potremmo ipotizzare qualcosa di artificiale. Ma non c’è nulla del genere: le ipotesi di Loeb non sono supportate da dati, sono congetture prive di fondamento”.
Ma allora perché è importante studiare 3i/Atlas? “Studiare un oggetto come 3I Atlas è fondamentale per capire se il nostro Sistema solare è la norma o un’eccezione. Dati a nostra disposizione, visto il nostro Sistema così ordinato, suggeriscono che sia un’eccezione. Ma ciò potrebbe anche derivare dal fatto che abbiamo ancora poche informazioni per una vera statistica. – ha concluso Albino Carbognani – Oggi conosciamo migliaia di sistemi planetari, spesso molto diversi dal nostro: con giganti gassosi vicinissimi alla stella, con super-Terre che noi non abbiamo, o con orbite estremamente ellittiche.
Analizzare oggetti interstellari come Atlas ci permette di confrontare i materiali originari di altri sistemi con quelli del nostro. ‘Oumuamua era più simile a un asteroide, Borisov a una cometa del tutto ‘classica’. Atlas si colloca in mezzo: ha composizione e struttura paragonabili alle nostre comete, ma con alcune peculiarità chimiche. Questo ci fa capire quanto vari e complessi possano essere i frammenti espulsi dai loro sistemi d’origine. E come la diversità cosmica sia molto più ampia di quanto immaginassimo”.