Avrebbero dovuto incontrarsi in Ungheria per discutere della fine del conflitto in Ucraina. Ma mentre la diplomazia è in affanno, Donald Trump e Vladimir Putin stanno testando le proprie capacità militari.
Addestramento, deterrenza, esercitazioni. In qualsiasi modo le si voglia definire, le operazioni effettuate in queste ore da Stati Uniti e Russia, ognuno impegnato con le proprie strategie militari, non lasciano presagire nulla di buono.
Da un lato c’è il presidente Usa Donald Trump, impegnato nella questione venezuelana e nel conseguente dispiego massiccio di mezzi navali nel mar dei Caraibi. Dall’altro c’è il capo del Cremlino Vladimir Putin che ha testato una nuova arma in grado di eludere qualsiasi difesa missilistica, che ha percorso quasi 14mila chilometri. Appena pochi giorni fa i due leader erano al telefono per concordare un incontro, che sembra sempre più lontano, in Ungheria per discutere della fine della guerra tra Russia e Ucraina.
Partiamo dalle mosse del tycoon. La nave da guerra Uss Gravely ha attraccato nelle scorse ore a Trinidad e Tobago. Nel piccolo stato insulare i servizi segreti Usa avrebbero registrato potenziali minacce all’Ambasciata. Le tensioni sarebbero da ricondurre alla crescente pressione degli Stati Uniti sul vicino Venezuela del presidente Nicolás Maduro. Nelle acque del mar dei Caraibi gli Stati Uniti stanno ufficialmente conducendo una guerra ai cartelli della droga, effettuando una serie di operazioni per bloccare i narcotrafficanti.
La presenza del cacciatorpediniere Gravely si aggiunge a quella della portaerei Uss Gerald R. Ford. Gravely resterà a Trinidad e Tobago per diversi giorni per svolgere delle esercitazioni. Maduro, che Trump ritiene a capo di un’organizzazione criminale, ha criticato fortemente le manovre, che lascerebbero presagire lo scoppio di un conflitto. Il Venezuela ha affermato che le esercitazioni nelle acque di un Paese vicino costituiscono una “grave minaccia” per la regione caraibica e una “provocazione ostile”.
Dall’altro lato del mondo, intanto, la Russia ha testato un nuovo missile da crociera nucleare che a breve potrebbe entrare a far parte dell’arsenale di Mosca.
Un video diffuso dal Cremlino mostra Putin, in tuta mimetica, mentre riceve un rapporto dal generale Valery Gerasimov, capo di stato maggiore russo. Il missile è stato denominato Burevestnik, che in russo significa uccello delle tempeste. Avrebbe percorso 15 ore in volo coprendo poco meno di 14mila chilometri. La Nato era a conoscenza della sua realizzazione, tanto da dare anch’essa un nome in codice dal missile: Skyfall.
“Dobbiamo determinare i possibili utilizzi e iniziare a preparare l’infrastruttura per l’impiego di queste armi nelle nostre forze armate“, ha detto Putin. Un primo test per il Burevestnik effettuato nel 2019 fallì e fu registrata un’esplosione. Stavolta, invece, tutto avrebbe funzionato, nell’ambito di esercitazioni che hanno coinvolto anche missili balistici intercontinentali, un sottomarino e bombardieri strategici Tu-95. Il leader russo ha anche fatto sapere che Burevestnik sarebbe invulnerabile alle difese missilistiche attuali e future, grazie alla sua gittata pressoché illimitata e alla traiettoria di volo imprevedibile.