Sale la tensione in vista del 2 novembre, data in cui si rinnoverà automaticamente il memorandum d’intesa sui migranti tra Italia e Libia. Cosa sta accadendo.
Il memorandum d’intesa Italia-Libia sulla cooperazione in materia di migrazione si rinnoverà automaticamente per tre anni il 2 novembre 2025, se nessuna delle due parti lo revocherà o lo modificherà entro tale data.
Un memorandum da revocare secondo l’organizzazione internazionale Human rights watch. L’accordo, firmato nel 2017, prevede il supporto materiale e tecnico da parte dell’Italia alla guardia costiera libica. L’assistenza ha permesso alla guardia costiera libica negli ultimi otto anni di intercettare decine di migliaia di persone in mare e riportarle in Libia. Qui affronterebbero condizioni di detenzione disumane, un alto rischio di tortura e altri maltrattamenti.
“Il Memorandum d’intesa Italia-Libia si è rivelato un quadro di violenza e sofferenza. Dovrebbe essere revocato, non rinnovato. – ha affermato Judith Sunderland, direttrice associata per l’Europa e l’Asia centrale di Human Rights Watch – L’Italia deve cessare la sua complicità con la guardia costiera libica. Quest’ultima è implicata nella tortura, nello sfruttamento e nei trattamenti degradanti delle persone che intercetta e riporta in Libia“.
Società civile e organizzazioni, tra cui Refugees in Libya, un gruppo di sopravvissuti alla violenza legata ai migranti, stanno organizzando azioni contro l’accordo Italia-Libia. E stanno chiedendo all’Ue di sospendere ogni cooperazione in materia di migrazione con la Libia. Funzionari libici addetti all’immigrazione, sia del Governo di unità nazionale (Gnu) sia delle Forze armate arabe libiche, l’entità rivale che controlla la Libia orientale e meridionale, hanno visitato la sede centrale di Frontex a Varsavia e la Commissione europea a Bruxelles pochi giorni fa.
“Nonostante le prove schiaccianti delle terribili condizioni di detenzione e degli abusi sui migranti in Libia, – hanno continuato da Hrw – l’Ue sostiene gli sforzi delle forze libiche per individuare le imbarcazioni e respingere le persone. Anche attraverso la sorveglianza aerea dell’agenzia di frontiera europea Frontex sul Mediterraneo centrale. L’Ue, come l’Italia, ha fornito imbarcazioni alla guardia costiera libica. Ha speso centinaia di milioni di euro per il controllo dei migranti in Libia dal 2015”.
Il 24 agosto scorso una motovedetta della guardia costiera libica, donata dall’Italia, ha aperto il fuoco sulla nave di soccorso Ocean Viking di Sos Mediterranee. Un’altra motovedetta, anch’essa costruita in Italia, ha aperto il fuoco contro una nave di soccorso Sea-Watch il 26 settembre. La Commissione europea ha ribadito che continuerà a sostenere le autorità libiche, affermando che “per migliorare la situazione, dobbiamo continuare a impegnarci”.
Le Nazioni Unite hanno affermato che ci sono prove di collusione tra le forze statali e le reti di traffico e contrabbando. Hanno concluso che le forze di sicurezza statali e le milizie armate hanno molto probabilmente commesso crimini contro l’umanità di schiavitù sessuale e stupro ai danni dei migranti in Libia.
Le persone costrette a tornare in Libia subirebbero gravi abusi nei centri di detenzione per migranti e nelle carceri controllate da gruppi armati e milizie. Gli abusi includono detenzioni arbitrarie, sparizioni forzate e morti illegali, anche a seguito di tortura. I detenuti subiscono inoltre trattamenti e condizioni disumani e degradanti, tra cui violenza sessuale, percosse, sovraffollamento, privazione di cibo e acqua, lavori forzati.
“Il continuo sostegno a forze violente e irresponsabili in Libia è indifendibile. – ha concluso Sunderland – L’Ue e tutti i suoi Stati membri, compresa l’Italia, dovrebbero smettere di finanziare e legittimare la violenza contro i migranti. E riorientare radicalmente le proprie politiche nel Mediterraneo per dare priorità al soccorso in mare e a percorsi sicuri e legali per la migrazione“.