Il capo della Casa bianca Donald Trump ha schierato le Forze armate nel mar dei Caraibi. L’obiettivo dichiarato è la guerra al narcotraffico. Ma non ha informato nessuno.
“Abbiamo attaccato un sottomarino. Un sottomarino adibito al trasporto di droga, costruito appositamente per il trasporto di enormi quantità di droga”. È la guerra del presidente degli Stati Uniti Donald Trump ai cartelli della droga.
Organizzazioni potenti, tanto da avere a disposizione uomini, armi, mezzi e navi per trafficare sostanze stupefacenti tra il sud ed il nord America. E contro cui il tycoon ha schierato l’Esercito. Due persone sopravvissute all’attacco al sottomarino carico di droga sono state soccorse nel mar dei Caraibi, al largo del Venezuela. Si tratterebbe della sesta operazione messa a segno contro il narcotraffico dalla scorsa estate.
L’attacco di giovedì ha portato ad almeno 28 il bilancio delle vittime dell’azione militare dell’amministrazione Trump contro le navi nella regione. Trump ha giustificato le operazioni affermando che gli Stati Uniti sono impegnati in un “conflitto armato” contro i cartelli della droga. Basandosi sulla stessa autorità legale utilizzata dall’amministrazione di George Bush quando ha dichiarato guerra al terrorismo dopo gli attacchi dell’11 settembre. Ciò include la capacità di catturare e detenere combattenti. E di usare la forza letale per eliminarne i leader.
Alcuni esperti hanno messo in dubbio la legalità di questo approccio. L’uso di una forza militare schiacciante da parte di Trump per combattere i cartelli, insieme alla sua autorizzazione ad azioni della Cia in Venezuela, probabilmente per estromettere il presidente Nicolás Maduro, oltrepasserebbe i limiti del diritto internazionale. Maduro avrebbe anche offerto una quota del petrolio e di altre risorse minerarie del Venezuela per cercare di contrastare la crescente pressione degli Stati Uniti.
Il piano è stato respinto dalla Casa bianca. “Ha offerto di tutto. – ha detto Trump ai giornalisti – Sapete perché? Perché non vuole avere a che fare con gli Stati Uniti“.
Non è chiaro se i sopravvissuti all’ultimo attacco Usa in mare saranno considerati prigionieri di guerra o imputati in un procedimento penale. Gli attacchi nei Caraibi hanno creato fibrillazioni sia tra i democratici sia tra i Repubblicani, che non avrebbero ricevuto informazioni sufficienti sulle modalità di conduzione degli attacchi.
Un briefing riservato per i senatori della Commissione per le Forze armate del Senato all’inizio di questo mese non menzionava rappresentanti delle agenzie di intelligence. Eppure la maggior parte dei Repubblicani del Senato ha sostenuto l’amministrazione la scorsa settimana quando è stata sollevata la questione del voto sui poteri di guerra. Poteri che avrebbero richiesto comunque l’approvazione del Congresso prima di condurre ulteriori attacchi.