Con una lettera inviata a diversi Tribunali Filippo Turetta ha dichiarato di rinunciare al secondo grado di giudizio. Ecco perché si è arrivati a questa scelta secondo l’esperto.
Filippo Turetta, il giovane già condannato all’ergastolo per l’omicidio dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin, ha rinunciato al processo d’appello. Il 23enne di Torreglia, reo confesso, ha inviato una lettera ai giudici.
La missiva è stata indirizzata agli uffici giudiziari di Tribunale e Corte d’appello di Venezia, alla Procura generale, a quella ordinaria, alla Corte d’assise che ha emesso la sentenza lo scorso anno. La difesa di Filippo Turetta aveva impugnato la sentenza contestando la sussistenza dell’aggravante della premeditazione, riconosciuta in primo grado.
Contro la decisione di primo grado, anche la Procura della Repubblica veneziana aveva presentato appello sulla parte relativa al mancato riconoscimento dell’aggravante della crudeltà. L’inizio del processo era previsto per il 14 novembre prossimo. Turetta, che ha ucciso Giulia, studentessa di 22 anni, l’11 novembre 2023 a Fossò, ha parlato anche di un “sincero pentimento”.
“I motivi potrebbero essere di due diversi ordini. – ha spiegato, in esclusiva per Notizie.com, Ugo Terracciano, docente di Criminologia e fondatore e presidente dell’Aicis, l’Associazione italiana criminologi per l’investigazione e la sicurezza – Il primo è di natura psicologica, il secondo più prosaico. Quello di natura psicologica potrebbe riguardare il bisogno di espiazione della colpa. In fondo si tratta di un reo che ha ammesso ciò che ha fatto”.
Nelle scorse settimane, davanti alla possibile richiesta di giustizia riparativa proveniente da Turetta, il padre della vittima, Gino Cecchettin, aveva dichiarato di ritenere “strumentale” l’eventuale proposta. L’omicida è detenuto a Verona dal 25 novembre 2023. Reo confesso, è stato trasferito in Italia dalla Germania, dove venne arrestato dopo dieci giorni di fuga.
“Il secondo motivo – ha continuato l’esperto – potrebbe essere di natura pratica. Inutile aggravare le spese del procedimento senza una prospettiva di alleggerimento della pena. Se ci sono precedenti in merito? Non in casi di così forte impatto mediatico”. La scelta di Turetta sarebbe anche dovuta al clima che si è creato intorno a lui, in particolare all’aggressione in carcere da parte di un detenuto, le minacce subite, la pressione mediatica.
La Procura di Venezia aveva promosso l’appello insistendo sul punto relativo al mancato riconoscimento dell’aggravante della crudeltà e dello stalking: le 75 coltellate inferte a Giulia la notte del delitto, e gli atti persecutori, il controllo ossessivo di Filippo sulla ragazza, e la marea di messaggi, circa 300 al giorno, che inviava alla giovane. Oltre 225mila interazioni registrate sul suo cellulare. La Corte d’assise aveva però sostenuto che i colpi ripetuti non rientravano nella categoria della “crudeltà” ma nella “inesperienza” del giovane assassino.
“Abbiamo sempre avuto l’unico scopo – ha detto l’avvocato Stefano Tigani, legale di Gino Cecchettin – di dare a questo fatto il corretto inquadramento giuridico, che però dal nostro punto di vista prevede anche il riconoscimento delle aggravanti che non sono state riconosciute in primo grado. Bisognerà capire ovviamente che scelte farà la Procura della Repubblica, che ha impugnato, e se nonostante la rinuncia all’impugnazione dell’imputato il processo comunque sarà ancora ammissibile, se sarà ancora procedibile.
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Ci dispiacerebbe che non lo fosse. Perché questa storia si chiuderebbe, certo con un ergastolo, ma non con il pieno riconoscimento del fatto così come è stato compiuto. E che secondo noi prevedeva tutte le aggravanti che sono state contestate. Andiamo avanti dritti per la nostra strada e capiremo al processo se si proseguirà o meno“.